Non so perché mi sono convinta che vale la pena di recensire 'sto fim, che, a dirla tutta, mi ha proprio lasciato l'amaro in bocca.

Jim Carrey è "buono", decisamente fuori dai suoi ritmi (o semplicemente da quelli a cui ci ha abituato), anche se lo ho odiato per tutto quello che ha fatto, ma anche per quello che non ha fatto, purtroppo. Charlotte Gainsbourg è brava, ma ci propina un personaggio che ha più volte rappresentato e non convince quasi mai. Marton Csokas ha un recitato irritante, sguardo devastato e direi imbarazzante, impersona un noto scrittore dark, che descrive alla perfezione il delitto su cui indagherà il nostro cupo detective.

Il tutto si svolge in una Polonoa, grigia, piovosa, invernale e priva di calore, come lo sono le persone su cui ruota la storia: grigie dentro, fuori e intorno. Il film è a colori, ma sembra in bianco e nero, ha una fotografia non bellissima e tanti primi piani, un'infinità di primi piani, forse per farti assaporare il livore, disgusto e disperazione che caratterizzano i protagonisti: una storia che si perde nel racconto frammentato, nei flash back e nell'impossibilità di capirne il perché succeda.

Va bene tutto, ma ditemi perché un attore come il nostro si fa convincere a interpretare un ruolo così, direi così votato al suicidio? Non lo so e non lo sapremo mai, forse.

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