Nel 1945, mentre in Italia si potevano finalmente leggere le testimonianze di Levi e di Silone, nelle quali, nel remoto stivale italico e lontano dalle città, arrivano solo gli echi della grande Storia, a Londra si guarda altrove, e, nei salotti della media borghesia, Hitchcock (mi perdonino i cultori di questo gigante, per queste due parole scritte con leggerezza) flirta dal par suo, un po' con la grande Storia e un po' con la grande Cultura, tessendo alla perfezione gli intrecci dei suoi film gialli. Così fa con la psicanalisi. Tuttavia, se Freud ha influenzato la letteratura, sconvolgendola dalle fondamenta e ribaltando tutto, dall’intreccio alla fiducia nello stesso narratore, in Io ti salverò l’esplorazione dell’inconscio appare quale tema della storia, legandosi, ma non eliminando, la classica struttura che ruota intorno a un misterioso delitto e alla individuazione di prove, moventi e colpevoli reali o apparenti.

Si racconta una vicenda avvenuta intorno alla clinica psichiatrica Green Manors. Giunto ormai alle soglie della pensione, il dottor Murchison, direttore della clinica, viene invitato a prendersi in anticipo il tanto agognato riposo a causa di un esaurimento nervoso: a sostituirlo, dopo un periodo di compresenza, sarà tal dottor Antonio Edwardes. Tuttavia, breve tempo dopo l’arrivo del nuovo direttore e dopo essersi innamorata di lui, la gelida, talentuosa e promettente dottoressa Costanza Petersen scoprirà che il nuovo arrivato (interpretati rispettivamente dai due divi, Ingrid Bergman e Gregory Peck) non è realmente l’atteso dottor Edwardes, bensì un giovane colpito da strane fobie e da una forma acuta di amnesia.

L’innamorata dottoressa decide di aiutarlo, ma, quando attorno al ragazzo si addensano i sospetti per l’assassinio del vero Edwardes, i due son costretti a fuggire per poter continuare ad indagare nell’oscuro passato del ragazzo e cercare così di discolparlo dall’infamante accusa.

Come al solito la verità è più vicina di quanto possa sembrare, ma la mente del ragazzo è tanto pien di nebbia, che il percorso per raggiungerla è tortuoso, difficile e ricco di colpi di scena. A nascondere i due innamorati dalla polizia e ad aiutare la dottoressa a far emergere dalla nebbia l’inconscio dell’innamorato, sarà il dottor Brulov, un eccentrico luminare, interpretato dal candidato all’Oscar, Aleksandr Pavlovič Čechov, nipote di quel gigante di Anton.

L’alternarsi di mistero e scoperta, suspence e sorpresa, è così calibrato, che il film avvinghia lo spettatore allo schermo per due ore, e l’età si sente e fa sorridere solo brevemente quando si osserva il facile e impetuoso innamoramento della fredda dottoressa o l’immagine da cinema della donna innamorata.

Ovviamente, da recuperare.

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