"Mi dici che potremmo essere motoseghe sotto le stelle..."
"Quali stelle?”
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Ce li avete otto minuti per una cosuccia senza pretese? Il tempo per quattro piccole perle che durano un niente? Se si, ecco a voi una poetessa fornita di magica e freschissima vocin/vocetta e un personal trainer avvezzo all'accompagnamento atmosferico/wave.
Le tracce, quattro mosche di velluto grigio, disegnano scenari tendenti al segno meno. Essenzialità fluttuante, fate conto e una surreale malinconia unita a qualcosa di sbarazzino. Poi quattro passi nel delirio, e il delirio è importante (una mosca/due mosche/tre mosche) talmente importante che qui non si canta, qui si declama.
La quarta mosca è però una farfalla, vale a dire una canzoncina. Un delizioso schizzo (un appena appena) avvolto in un bozzolo di lucida follia alla Flying Lizards: Una piccola cosa perfetta, scheletrica e salterina, adatta/adattissima per una playlist da ascoltarsi a mezz'aria
Non si può non chiudere con un doveroso plauso per la bizzarra ragione sociale, così spiegata nella traccia due: “mi fai notare delle nuvole attorcigliate che si dimenano come vermi dell'esercito, un suicidio algebrico suppongo”...Meditate gente, meditate...
(Dedicata al tempo in cui la più piccola scoreggina wave valeva intere discografie dinosaure)
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