Il terzo numero della rivista dedicata alla letteratura fantastica e weird Zothique è dedicato, in gran parte, alla figura di Algernon Blackwood. Di lui se ne occupa Matteo Mancini, appassionato e amante del fantastico oltre che lui stesso scrittore. Si sentiva la mancanza, in Italia, di un articolo di ampio respiro sullo scrittore inglese. La disamina di Mancini è tematica: viene passata in rassegna la biografia di Blackwood per poi passare ad un’analisi critica della sua opera. Ne emerge il ritratto di un autore molto sensibile e molto britannico la cui opera forse ancora non è stata ben compresa. Curioso è il titolo di questo saggio ovvero Algernon Blackwood: il profeta del Dio Pan. Di solito associamo il Dio Pan ad Arthur Machen ma in Blackwood questa divinità (Pan’s Garden è il titolo di una sua raccolta) rappresenta il simbolo di un terrore panteistico che coinvolge l’intera natura.
Lo scrittore inglese usava molto l’atmosfera e, per questo motivo, era stimato da H.P. Lovecraft che lo considerava, nei suoi momenti più intensi, come lo scrittore weird migliore in assoluto. Peccato che la stima non fosse ricambiata: come riferisce Peter Penzoldt – autore di The Supernatural In Fiction, un importante saggio sul soprannaturale inedito in Italia in cui gli viene dedicato grande spazio – Blackwood conosceva molto bene l’opera di Lovecraft ma non ne era molto entusiasta in quanto a suo avviso mancavano, negli scritti del Solitario di Providence, le qualità di genuino “spiritual terror” che caratterizzavano invece la sua opera. Fruttero e Lucentini, nella classica antologia Storie di fantasmi, pubblicata da Einaudi nel 1960, scrissero invece, presentando il suo racconto The Empty House, "che Blackwood era disperatamente invecchiato". Francamente mi sembra un giudizio ingeneroso anche considerando che, in Italia, conosciamo solo in parte la sua opera. Da noi è ancora inedito il fondamentale romanzo The Centaur.
Sicuramente di grande interesse risulta poi essere l’analisi di tuttte le sue opere pubblicate nel nostro paese. Molta curata e precisa, come di consueto, la bibliografia a cura di Pietro Guarriello. Vengono poi presentati 2 racconti inediti delle scrittore inglese entrambi di buon livello in particolare mi ha colpito Il fantasma nella soffitta. Questo lungo excursus viene completato da Mariano D’Anza che esamina il tema del lupo mannaro nei suoi racconti.
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