Seguito del foriero di successo e critica "Crimson" e anticipato dall'Ep self-titled ha visto la luce a luglio "Agony And Irony", che vede il ritorno sulle scene mondiali degli Alkaline Trio.

In questi tre anni passati dall'uscita di "Crimson" sono successe diverse cose: la band ha festeggiato i dieci anni di attività e pubblicato l'anno scorso per Vagrant records una raccolta intitolata "Remains" contenente canzoni varie, b-sides, cover e pezzi live non inseriti nelle pubblicazioni ufficiali di studio.

E notizia ancor più degna di nota questo disco segna il passaggio su major del trio accasatosi con la Epic (Sony BMG) dopo dieci anni di felice bighellonaggio tra Asian Man e appunto Vagrant. Era quindi curioso vedere se questo cambiamento avrebbe portato qualche modifica nel loro sound, ma per fortuna come ci hanno abituato nel corso degli anni di carriera sono sempre rimasti fedeli a loro stessi. E se i maligni pensavano ad un alleggerimento del sound o a snaturare il loro inconfondibile stile rimarranno delusi.

Del loro stile mi limito a dire che è un pop punk a-tipico con elementi dark ed emo, per il resto troverete maggiori info sulle altre recensioni presenti sul sito (non posso tirare giù venti righe per descrivere il loro sound dettagliatamente ogni disco loro che vado recensendo eh!). Rispetto al precedente disco si nota un ritorno maggiore al punk-rock piuttosto che al power-pop visto in precedenza, sebbene non manchino le sfumature rock. Da notare la scelta del produttore che è ricaduta su Josh Abraham, già a lavoro con rinomate band come gli Slayer, Velvet Revolver e Courtney Love.

L'opener "Calling All Skeletons" ci presenta subito il gruppo in ottima salute: effetto clap clap che sa tanto di benvenuto accompagna il pezzo in cui è la voce sempre tagliente e sofferente di Matt Skiba a tenere le redini del gioco dove le chitarre energiche fanno da sottofondo. Ritmica di chitarra sincopata, refrain emozionale con tanto di violini in lontananza e melodie cupe come sempre ci hanno abituato sorreggono il pezzo.

Di diversa natura il primo singolo "Help Me" decisamente più scanzonato e orecchiabile: giro di piano, ritornello fratturato in due, in cui la voce del main singer suona come un invocazione d'aiuto come da titolo. Altre tracce rilevanti nonché tra le migliori del lotto sono "In Vein" e "I Found Away". La prima cantata da Dan Andriano è degna di nota per ottimi cori e una batteria davvero dinamica e frizzante pezzo tra i più interessanti del disco, che non si fa mancare quel pizzico di romanticismo che da sempre li caratterizza a metà strada.

"I Found Away" sarà amata alla follia da gente che adora canzoni passate come "Private Eye" e "Time To Waste" starebbe bene anche su un disco degli A.F.I.: aperta da una voce narrante e sinistra in sottofondo successivamente sfocia in un'atmosfera da brividi con riff cupi e tetri spezzati da un ritornello più aperto, si conclude nuovamente in maniera lenta e funesta con tanto di dolci note di piano delicate. Avvincente, senza dubbio l'episodio migliore, nonché componimento che riassume alla perfezione l'Alkaline Trio pensiero (musicale s'intende).

Un maggiore avvicinamento al rock si avverte in pezzi come "Live Young, Die Fast" dal sapore indie-rock e dalla dolce "Love Love, Kiss Kiss". Tranquillità e calma che si respirano in "Over And Out" in cui sono il basso e le tastiere a farsi sentire e "Ruin It". Ma le sorprese non finiscono qui: tichettio di orologi, effetti elettronici, chitarre hard-rock molto potenti, sono le componenti di "Lost And Rendered" altro gran pezzo che stupisce non poco. Il pezzo più  potente del platter, dove fa capolino a metà strada un mezzo tentativo di assolo.

A chiudere tutto mi aspetterei la solita ballata à la "Radio" o à la "Smoke" e invece no stavolta sfornano il jolly "Into The Night", punkrock veloce e qualche rara nota di piano sparsa mi fanno tornare direttamente ai tempi di "From Here To Infirmary". Chiusura degna.

La produzione stavolta fa strike, le parti di tastiere presenti sul disco stavolta non coprono i buchi sonori come su "Crimson" bensì arricchiscono e completano il tutto alla perfezione rivelandosi una piacevolissima aggiunta. Unica critica che mi sento di fare sono le parti finali di poche tracce, che i nostri ragazzi tentano invano di allungare a tutti costi dilatando maggiormente l'ultimo refrain.

Tirando i dadi gli Alkaline Trio sono tra i pochissimi gruppi che suonano questo genere, uno dei pochi esempi tra quelli che sanno metterci del proprio e a sapersi creare un proprio stile e ci riescono ancora alla perfezione. Se altri arrancano (vedi +44, Yellowcard su tutti) loro dopo dieci anni e più di carriera non hanno mai fatto un lavoro sotto certi standard e questo "Agony And Irony" è la conferma dell'ottimo lavoro fatto dai ragazzi di Chicago.

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