Gli Amon Duul II, leggendaria formazione di Kraut-Rock formatasi dopo la scissione dagli Amon Duul (in origine una comune hippie politicizzata) ha creato fra il 1969 e il 1971 una poderosa e allucinata trilogia formata dal diamante grezzo “Phallus Dei” e dai capolavori senza tempo “Yeti” e “Tanz Der Lemminge”. Il maelstrom sonoro a base di psichedelia, avanguardia, atmosfere gotiche e luciferine rimane ancora oggi qualcosa di unico e ineguagliato che ha stregato un musicista come Julian Cope come si può leggere nel suo “visionario” libro “Krautrocksampler”. Gli Amon Duul II hanno raccolto la lezione della psichedelia americana dei vari Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service e Grateful Dead filtrandola con la loro cultura teutonica. Si respira nella loro musica un’atmosfera “wagneriana” e apocalittica da “Cavalcata delle Valchirie”. La formazione era estesa a molti collaboratori ma si basava su menti ispirate come il multistrumentista Chris Karrer (chitarra , violino e sax), il chitarrista John Weinzierl, l’organista Falk Rogner e il batterista Peter Leopold.

Dopo la citata “trilogia capolavoro” il gruppo pubblicò nel 1972 “Carnival In Babylon”. Si tratta di un album sicuramente più pacato e controllato, meno folle e creativo che, all’epoca, fece gridare al tradimento qualcuno. Si parlò insomma di vistoso passo indietro ma, in realtà”, riascoltando il disco il giudizio suona ingeneroso. Si è persa in effetti l’attitudine all’improvvisazione e alle cavalcata cosmiche e lisergiche ma questo ha portato a una maggiore strutturazione e fruibilità. Sicuramente “Carnival In Babylon” mostra la grande coesione musicale raggiunta dagli Amon Duul II e non è un caso che il disco sia fra quelli preferiti dagli amanti del progressive. Per l’occasione la formazione era composta da Weinzierl, Karrer, Leopold, dal bassista Lothar Meid e dal tastierista Klaus Hausman. Ebbe più spazio la bravissima cantante Renate Knaup-Krotenschwartz e fece la sua comparsa alle percussioni Danny Fichelscher che poi ritroveremo anche nei Popol Vuh come chitarrista.

La traccia iniziale “C.I.D. In Uruk” è un’acida e malinconica ballata psichedelica che disegna scenari mitici. La successiva “All The Years ‘Round” è una delle loro canzoni migliori che vale agli Amon Duul II l’appellativo di “Jefferson Airplane” in nero. La voce di Renate Knaup è inconfondibile e dona un’aura personale e quasi drammatica mentre si mettono in evidenza gli intrecci delle 2 chitarre. “Shimmering Sands” è un’altra traccia convincente che si avvale di un perfetto interplay fra i musicisti. Le tastiere e il sax (vengono in mente i Van Der Graaf! Mi ha sempre incuriosito il fatto che i 2 gruppi hanno entrambi trattato la tematica dei Lemmings interpretandola come metafora dell’autodistruzione dell’uomo) rendono le sonorità molto prog. “Kronwinkl 12” è invece una breve composizione che mette in luce il talento alla chitarra di Chris Karrer ed è seguita da “Tables Are Turned”, dalle sonorità acustiche, folk e westcoastiane. Chiude la lunga e sinistra “Hawknose Harlequin”: è un ritorno agli incubi visionari degli inzizi e sicuramente piacerà a chi ha adorato i primi lavori degli Amon Duul II. L’inizio è pacato, con una voce recitante accompagnata dai suoni arabeggianti del violino e delle tastiere. Nella seconda parte solo strumentale la musica diventa liquida, surreale e psichedelica ricordando i Pink Floyd di “Interstellar Overdrive” e le improvvisazioni di “Yeti” e “Yeti Talks To Yogi”. Davvero un grande trip acido che fa venir fuori l’animale mistici che si nasconde dentro di noi.

In definitiva “Carnival In Babylon”, con il successivo e altrettano valido “Wolf City”, ben figura nella discografia degli Amon Duul II. Sarà con “Vive la Trance” che si noteranno i primi cedimenti. Oggi il gruppo è ancora vivo e in attività a conferma di una ritrovata ispirazione.

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