Nel 1974 gli Amon Duul II pubblicarono il loro settimo album “Vive La Trance”. Quando il disco uscì molti gridarono al tradimento e, ancora oggi, il disco è visto da qualcuno come un vistoso passo indietro, un tentativo maldestro di raggiungere un maggior pubblico tramite un sound più morbido e orecchiabile che strizzava l’occhio al rock americano. In realtà gli Amon Duul II già con “Carnival In Babylon” (1972) e “Wolf City” (1973) avevano iniziato un nuovo corso, all’insegna di una maggior strutturazione in cui le canzoni avevano soppiantato le lunghe suite improvvisate, in cui si univano avanguardia, folk, progressive e psichedelia in un maelstrom sonoro “panico” e delirante che trovò la sua consacrazione in dischi come l’ancora grezzo ma geniale “Phallus Dei” (1969), il portentoso doppio LP “Yeti” (1970) e ancora l’altro doppio Lp, il fantasioso e fantasmagorico “Tanz Der Lemminge” (1971 -“Viaggio in un sognonella versione italiana). Con “Carnival In Babylon” ecco il brusco cambio di direzione: gli Amon Duul II sembravano scesi sulla terra per comporre splendide canzoni intrise di soffici umori psichedelici, caratterizzate da una coesione sonora perfetta come confermato anche dal successivo e potente “Wolf City”, un autentico manifesto rock degli anni ’70 e grande disco di culto. Il “Live In London” (1973) coglieva il gruppo in un’interessante esibizione dal vivo dove emergeva prepotente il loro lato rock. Era un periodo in cui i gruppi tedeschi stavano incominciando ad avere successo ed essere considerati in Inghilterra: i Tangerine Dream avevano firmato per la Virgin e “Phaedra” (1974) era arrivato al 9° posto in classifica, i Can si erano accasati con la United Artists ed erano considerati uno dei gruppi più interessanti e all’avanguardia all’epoca in Europa e anche i Faust con “Faust IV” (1973) avevano pubblicato con la Virgin un disco con sonorità più contenute e normali rispetto al passato.

Gli stessi Amon Duul II pubblicavano per la United Artists e cercarono allora sicuramente maggior visibilità al di fuori della Germania: il risultato fu appunto “Vive La Trance”. Il disco propone, rispetto al passato, canzoni brevi e concise: per intenderci i tempi di “Yeti” sono ormai in lontano ricordo. Nonostante le critiche e le perplessità non si tratta in realtà di un disco disprezzabile. Il nucleo della formazione è formato dagli storici membri Chris Karrer, Peter Leopold, Falk Rogner e John Weinzierl più la cantante Renate Knaup. La prima parte è a mio avviso di alto livello: la prima traccia è un bel rock con una chitarra effettata che mi ha ricordato le ambientazioni di “Wolf City” con pregevoli inserti del violino. La successiva “Fly United” è un rock psichedelico, nel solco dei Jefferson Airplane con un bel basso pulsante in evidenza. In “Jalousie” è grande protagonista Renate Knaup alla voce in quella che è ballata delicata e emozionante. “Im Krater Blühn Wieder Die Bäume” è invece uno strumentale con le tastiere in grande rilievo: un grande brano cosmico nella scia dei mitici Hawkwind! Ma il pezzo forte di “Vive la Trance” è sicuramente “Mozambique”: qui gli Amon Duul II lasciano da parte le inibizioni e tornano ai fasti antichi: si tratta di una lunga composizione, introdotta dalle sonorità esotiche dei bongos, che gode di una coesione formale perfetta con la Knaup che svetta con la sua voce sopra la jam session progressive e psichedelica degli strumenti. Il resto del disco è composto da brani brevi e rock anche piacevoli come il folk-rcok di “Apocalyptic Bore” e il rock di “Trap”. Ma il livello generale tende ad essere piatto e uniforme anche se sempre dignitoso.

“Vive la Trance” rimane ancora oggi un buon disco, testimonianza di un periodo sicuramente meno creativo ma non per questo pco interessante. E’ un disco solido e compatto in cui, in alcuni momenti, ancora risplendono lampi di genialità e creatività.

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