<<La maggior parte degli avvenimenti sono indicibili, si compiono in uno spazio che mai parola ha varcato, e più indicibili di tutte sono le opere d'arte, misteriose creature la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura>> (R.M.Rilke)

A qualcuno sarà capitato. A me no!

Il nome bizzarro del combo piemontese prende spunto da una vignetta di Gary Larson dove si racconta la tremenda paura di essere spiati in ogni momento della vita da un'anatra...,

Francamente la curiosità di capire cosa germogliasse sotto il progetto dell'anatroccolo mi ha incuriosito fino a rapirmi.

La proposta in oggetto respira su sette tracce che, per lo spirito che le anima, si potrebbero condensare in una sola. Le dinamiche, non convenzionali, aspirano a coagulare in modo creativo rigore ed improvvisazione. Si suggella così una musica fuori dagli schemi, esercizio ginnico per neuroni, una mera disciplina della mente

Si va alla ricerca di frammenti da apporre l'uno accanto all'altro calibrandone il battito ed il respiro. Tra i solchi affiorano ogni tanto istanti di assenza e pennellate minimalistiche che cesellano momenti elettroacustici più impetuosi.

Ma niente è lì per caso.

Il jazz alieno che ne fuoriesce è permeato da contrappunti multiformi che si ergono a metafora di se stessi. Le singole intuizioni sembrano deragliare da un percorso rettilineo ad uno circolare finendo sempre per ricollocare suoni e rumori nei giusti spazi.

Accanto alle emozioni. Un viaggio a ritroso, una penetrazione in se stessi.

Ma ecco che l'humus si fa iperbolico con continue citazioni di echi classici contemporanei o d'avanguardia inframezzati a poliritmie schizofreniche e viscerali. Si tratta quasi sempre di viscere sanguinose che generano campionarture di effetti, scorribande dei fiati, scrosci e secrezioni distorte della sei corde, spesso dal sapore anarchico.

Anche se l'arte dei suoni solitamente si presta ad uno strutturamento logico parlare di anarchia può sembrare assurdo. La musica è matematica, un legame indissolubile di pitagorica memoria. Ma qui i conti non tornano. Non c'è una direzione definita e l'equazione ha la sua ipotesi e la sua dimostrazione che si interscambiano senza tregua, senza respiro.

Il messaggio è talvolta intimistico e notturno.

Una marea di spirali elettroniche imperversano in singulti su cui si adagiano sinusoidi di basso elettrificato e chitarre arpeggiate sovraincise.

Le ritmiche percussive sono variegate e funzionali, avanzano lentamente per poi deflagrare in vortici dissennati. Sax e fagotto, sempre sugli scudi, riprendono il sopravvento, dettano le regole in un andirivieni di soluzioni ambigue, dilatate o scarnificate, sempre in bilico tra inquietudine e riflessione.

E' la catarsi. Non esistono testi.. Ma è l'anima a parlare, percossa e poi restituita.

Un leggero battito d'ali. Brevi momenti. E poi silenzio.

Un silenzio diafano che avvolge e si amplia fino a divenire dimora.

Un lume di crepuscolo oltre cui passa lontano il rumore degli altri.

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