Probabilmente "Slow Dance" è la cosa più "affascinante" che io abbia mai sentito, una suite dalla rara bellezza che a tratti può suscitare emozioni intense!
Questo lavoro di Ant Phillips (primissimo chitarrista dei Genesis) risale al 1990 e si compone di due tracce, dove gli elementi classici si scontrano con l'elettronica sintetizzata di Ant.
Premetto che  servirebbe la competenza di un musicista classico per recensirlo, infatti è stato registrato con il supporto di un quintetto classico(oboe, flauto, clarinetto, archi, tromba) mentre tutta la parte elettronica è affidata al nostro Ant che si occupa anche delle parti di chitarra e di basso.
L'incontro tra l'elettronica ed i musicisti classici dona alla prima traccia un mix di equilibrio dal sapore abbastanza originale ed epico.
La seconda traccia invece presenta più elettronica, rispetto alla precedente, seppur insieme all'ensemble orchestrato che dona maestosità nell'esposizione dei temi.
Ecco una mia personale analisi (da profano) delle due "suite":

Slow dance part 1
L'introduzione da brivido! Un synth con effetto "wind" introduce parte del tema principale, lasciando che  sia poi la chitarra di Ant a riscrivenre il tema centrale melodico, quello vero e proprio.
L'ensemble (synth e non synth) a 3' 15'' introduce il tema con i fiati che iniziano a donare il sapore classico al tutto; continua il connubio tra l'orchestra vera e quella synth per lasciare il posto  
all'arpa, insieme ai fiati ed altri strumenti ad arco arpeggiati;   a 7' 50''  inizia una melodia di archi che dona un sapore rinascimentale, è qui che ritrovo, melodicamente,  qualche similitudine con alcune melodie dei Genesis.
Poi a 9' 40'' inizia un po' di "tecnologia" ed  il sound ricorda i Tangerine Dreams (strizzando l'occhio a Mike Oldfield...).
Al minuto 12' iniziano le percussioni con una accattivante esposizione ritmica quasi "tribale" e  si inseriscono nello scenario delicato dei vari sytnh. Il tutto assume un aspetto di "vortice" ritmico in grado di accrescere l'attenzione dell'ascoltatore, dove compaiono stralci di chitarra elettrica (qui Ant ha usato anche una Strato).
A 14', in maniera "Epica",  il synth ripropone il tema con l'arresto delle percussioni e l'inserimento di un "coro angelico", trasformando di fatto, il tutto in una DOLCISSIMA "ninna nanna" suonata al synth, dove una chitarra elettrica si inserisce con brevi frasi; è anche presente un'arpeggio di  chitarra classica (credo la classica Yari di Ant).
Il synth qui inizia ad assumere un sound un po' space rock e a  19' 30'' torna l'ensemble, orchestrato al synth del tema principale,  e a 20' 50'' LE LACRIME SONO POSSIBILI!! (almeno per chi "sente" ed ascolta la musica).
Ma a sorpresa  si inserisce la batteria che, insieme al piano ed  alla chitarra elettrica, sembra chiudere questa traccia un pò a mo' di epilogo, "speranza", lieto fine.
Invece no!!!Il nostro Ant a 23' 22'' ci mette i cori angelici ed  un comico finale con l'orchestra!!!

Slow dance part 2
La seconda traccia si apre con un sound che ricorda di nuovo i Tangerine Dreams e/o Oldfield e la commistione con gli elementi classici ne riporta l'espressività in ambito rock-sinfonico, con l'aggiunta delle percussioni in una sorta di marcia militare.
Ben presto un gong lascia il posto ai fiati che iniziano ad esporre una sobria melodia, accompagnati da un tappeto di synth, per poi a 4' 15'' far comparire il basso elettrico (suonato da Ant) e le percussioni; abbiamo anche  frasi di chitarra elettrica su degli accordi di synth.
La melodia a 5' 35'' inizia ad assumere un andamento sognante di tranquillità, a 6' 26'' un suono (che non riesco a capire) sembra imitare il flauto di pan per poi lasciare il posto ad un ensemble di orchestra che a 6' 56'' vede l'inserimento trionfale di una TROMBA insieme all'inserimento ritmico di percussioni ed un sostenuto di organo.
A 9' 00'' una spettrale introduzione chiude il primo "atto" ed inizia un nuovo tema elettronico con l'inserimento di fiati ed archi. Qui è in scena l'agonia! Il trambusto diciamo, la parte aggressiva e poco "sognante" del nostro Ant, dove Il pathos aumenta sempre più!
A 12' 00'' degli accordi distorti lasciano il posto agli archi,  ricompare poi un pedale di synth  ad accompagnarne i "lamenti".
A 18' 38''  ritorna il sereno, si apre un tema epico, con colpi di cannone simulati, per poi donare il posto agli archi synth che chetano, senza mai interrompere il pathos.
A 21' 16'' viene riproposto il tema principale della traccia 1 ma  in modo più maestoso e trionfale, quasi quasi strizzando l'occhio a Vivaldi (scusate l'eresia!!!)
Purtroppo a 22' 30'' circa ritorna "Mike Oldfield" e  non ne capisco il motivo!!!
Si inseriscono le percussioni, il basso, gli echi e gli effetti,  l'ostinato carillon e gli archi, fiati, gong, e i caleidoscopici effetti chiudono questa traccia in modo purtroppo poco convincente.

Questo lavoro si inserisce nel ginepraio dei lavori di Ant Phillips, con echi epici del suo primo album The Geese and The Ghost(1977) uniti all'elettronica synth di alcuni suoi lavori  come 1984 (1981) e Private Parts & Pieces VII: Slow Waves, Soft Stars (1987).
Nel complesso è un mix tra classico e moderno senza mai inserirsi, di fatto, in ambito rock-sinfonico. La commistione di strumenti e stili penalizza un po' l'ascolto fugace e quindi, per assimilarlo, consiglio un ascolto attento e tranquillo senza interruzioni.

Poliedricità compositiva mista a coraggio e ricerca del nuovo conferiscono ad Anthony Phillips, comunque, un sicuro giudizio positivo!

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