Quinto live di Venditti, se si esclude la performance con De Gregori, Dalla e Monti del 1974, "Campus Live" rappresenta un'innovazione degli arrangiamenti nelle canzoni rispetto a come erano state proposte negli anni precedenti. La sua band consigliò al Nostro di lasciar perdere il pianoforte, come già peraltro era avvenuto pian piano (divertente?) negli anni precedenti, per cantare i suoi successi con un arrangiamento prettamente chitarristico al Cinecittà Campus, da cui il nome dell'opera. Il risultato è uno spettacolo di 15 brani, tra cavalli di battaglia, ultime uscite e un inedito. Per quanto concerne i primi, risultano particolarmente stravolte rispetto alla versione originale "Qui", con assolo finale diverso e più energico; "Roma Capoccia", primo degli unici due brani degli anni '70, con una introduzione "a passo coi tempi"; "Sotto il segno dei pesci" che comincia con gli accordi che ricalcano meno la melodia e non rendono subito riconoscibile la canzone; "Amici Mai", con assolo di sax diverso e voce di Venditti che sottolinea; e soprattutto "Ci vorrebbe un amico", con introduzione completamente diversa e le parole del ritornello non cantate, anzi addirittura dice "Ci vorrebbe ci vorrebbe..." per poi sfociare in "amico" solo al ritornello finale. Come detto, il ruolo delle chitarre, soprattutto quella di Marco Rinalduzzi, vero ideatore di questo progetto, risulta fondamentale. Per quanto concerne le nuove uscite, "Che fantastica storia è la vita" dell'anno precedente viene riproposta con il sax di Amedeo Bianchi e non di Gato Barbieri, ma risulta lo stesso trascinante; "Ruba" e "Lacrime di pioggia" pure subiscono lo stesso trattamento, dando più spazio alle chitarre elettriche. L'unico inedito, "Addio mia bella addio", chiude il disco ed è registrata in studio. Si tratta di una canzone popolare cantata dai soldati italiani sul Carso, che Venditti aveva inciso in un suo provino nel 1974. Il brano nacque in realtà da una poesia del 1848 di Carlo Alberto Bosi. Avendo notato somiglianze tra questo brano e una canzone popolare anglo-americana, "Waltzing Matilda", Antonello Venditti ha voluto mischiare il materiale per dare una sua versione, con un testo riscritto, dove ci sono riferimenti alla situazione dopo la strage di Nassiriya. A un certo punto nel brano una voce femminile recita una preghiera buddhista.

Il disco tuttavia non risulta nulla di entusiasmante, a parte le canzoni stravolte, la parte veramente più importante del disco, e i vocalizzi con cui Venditti muta leggermente i pezzi, il resto è "la solita solfa". Un progetto riuscito per metà, quasi estemporaneo, che non raggiunge le tre stelle e sembra piuttosto un modo per colmare il vuoto che sarebbe stato colmato ancora da "Diamanti" nel 2006. Di meglio saprà fare Antonello con "70.80 Ritorno al futuro", anche se "Campus Live" riesce ad essere un tantino più interessante di "Circo Massimo 2001", forse il suo peggior live.

Carico i commenti...  con calma