Nel novembre del 2007, dopo quattro anni di silenzio discografico, interrotti dal live "Campus Live" (2004) e la tripla antologia "Diamanti" (2006), il cantautore coi RayBan ci propone un nuovo lavoro in studio: "Dalla pelle al cuore", un lavoro che insieme al precedente cerca di risollevare la carriera del Nostro, che ormai aveva proprio toccato il fondo.

I due singoli estratti sono "Dalla pelle al cuore" e "Indimenticabile", e di conseguenza sono anche i più conosciuti del disco al grande pubblico. E ovviamente sono quelli meno riusciti: la prima sa molto di minestra riscaldata, un pallido secondo tempo della già orrenda "Ogni volta" (da "Prendilo tu questo frutto amaro", 1995). La seconda invece ha una struttura musicale molto piacevole, ma testualmente molto poco riuscita, anche se nel complesso rimane meno disastrosa della title-track.

Naturalmente, i pezzi meno pubblicizzati risultano essere i migliori (come nel 90% dei dischi di Antonello): basti pensare a "Giuda", una descrizione dell'uomo 'spaccone' ormai pentito, e sullo sfondo un dialogo tra Giuda e Gesù. Indubbiamente il miglior brano di Venditti degli ultimi trent'anni, che un po' riporta al suo periodo d'oro, ovvero quello impegnato degli anni settanta. Altra perla è "Tradimento e perdono", dedicata ad Agostino Di Bartolomei, ex-capitano della Roma suicidatosi nel maggio del 1994. Si fa memoria anche a Luigi Tenco ("Mi ricorda Luigi pieno di amici / Solo e lasciato lì") e a Marco Pantani ("Mi ricordi di Marco e di un albergo / Nudo e lasciato lì / Era San Valentino, l'ultimo arrivo / E l'hai tagliato tu"). Molto toccante e terribilmente reale è la frase "Questo mondo coglione piange il campione quando non serve più". Tra le sentimentali invece, la migliore è indubbiamente "Piove su Roma": un'intensa ballata solo tastiere e archi (completamente assenti le percussioni) sulla fine di un grande amore. Come gran finale, uno stupendo assolo di sax del grande Gato Barbieri. Chiude il pezzo un suono di pioggia, che lo unisce in dissolvenza al successivo "Scatole vuote": un pezzo musicalmente 'da stadio', sotto quest'aspetto nulla da dire. Purtroppo debolissimo di testo, ma rimane comunque discreto. Su un livello buono troviamo "La mia religione", in cui Antonello ci espone il suo credo e la conclusiva "Comunisti al sole", canzone simpatica e divertente che prende in giro tutti i fenomeni 'radical chic'. "Regali di Natale" (che può essere interpretata come un proseguo di "Scatole vuote") ricorda molto la, di sedici anni precedente, "Amici mai": anche il giro di accordi è lo stesso. Comunque, tralasciando questa somiglianza, un altro pezzo abbastanza riuscito.

"Dalla pelle al cuore" è indubbiamente il miglior lavoro di Venditti degli ultimi trent'anni, che arriva dopo un "frutto amaro" (nel vero senso della parola), un disastroso saluto al Novecento ed il tentativo di risalita (riuscito, purtroppo, sono in parte) di "Che fantastica storia è la vita". Anche se ancora non riesce ad avvicinare del tutto la qualità ai lavori del miglior periodo di Venditti (quello impegnato ed incazzato degli anni '70. quello nostalgico con ottimi arrangiamenti della prima metà anni '80 e quello commerciale (ma ancora ispirato) della seconda metà anni '80), rimane un disco più che buono, nonostante sia presente un enorme divario tra brani riusciti(ssimi), brani discreti e brani banali ed insipidi. Da segnalare la presenza di Carlo Verdone alla batteria.

Su una scala da 1 a 10, il voto è 6,5.

Carico i commenti...  con calma