Il “Serpent Rouge” è un misterioso opuscolo redatto da Pierre Feugere, Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker, morti suicida per impiccagione qualche dì dopo la pubblicazione (6 e 7 marzo del 1967). Queste oscure, ermetiche pagine, satolle di simboli magici ed elementi dello zodiaco, riconducono ai misteri del sinistro villaggio transalpino di Rennes-Le Château, tutt'oggi meta di pellegrinaggio d'orde di appassionati d'esoterismo. Sembra che il fine ultimo dello scritto fosse quello di spargere indizi che mettessero in correlazione l'enigmatico borgo francese con le chiese parigine di Saint Sulpice e Saint Germain des Prés (distanti settecento chilometri ma sullo stesso meridiano), ma allo stesso tempo verso vie senza uscita,come in un intricato labirinto.

Alcune parole sembrano svelare quel che è celato agli occhi umani, ma conducono esizialmente verso l'ignoto.

L'omonimo titolo degli Arcana ripercorre questo concetto, errando per i sibillini sentieri del tempo e dello spazio, sedimentato nelle spire di ataviche civiltà. Il lungo serpente carminio scivola sinuoso tra nove inveterate sinfonie legate da un comune fil rouge: la presenza spirituale di Brendan Perry e della Gerrard, contorno diafano ma persistente, cristallizzati e rilucenti nella title track. La compagine svedese pone un punto di frattura col passato, proiettata verso le plaghe di levante. Il dualismo tra la bellezza ed il decadimento della natura che si trasfigura in autunno ha sempre stimolato il lato creativo di Peter Bjargo e qui ne troviamo conferma. Le nuove visioni sonore si professano nelle contaminazioni di “Cathar” , nella danza tribale tra cimbali egiziani, timpani e tamburi di “Under The Sun”, “Serpent Dance” e “The Nemesis”, negli echi di un impenetrabile sottobosco sonoro di “The Passage” e “Seductive Flame”.

Il suadente dark ambient dei primi album, con le loro atmostere rarefatte, è un flebile ricordo del passato, ma il fascino rimane inalterato. Gli Arcana non hanno mai perso la via maestra, non sono mai scesi a compromessi col mercato discografico, antesignani, sempre un passo avanti nella sperimentazione, mantenendo la loro solida, rinomata identità.

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