Sommando le mie due utenze debaseriote questa è la duecentocinquantesima recensione che scrivo sul sito. Occorre in qualche modo festeggiare l'evento con una di quelle pagine massacranti, come il buon Genital Grinder vi ha abituato.

SI parte con obbligo e devozione andando a citare la mente di questa fastidiosa, a livello uditivo, raccolta. Lee Dorrian nasce a Coventry (UK) nel giugno del 1968 e per circa tre anni è la drammatica, strappata, lacerante voce dei Napalm Death. Suoi gli urli disumani nella seconda parte di Scum ed in From Enlavement to Obliteration: è lui l'nventore del growl. Nel 1989, al termine delle registrazioni dell'EP Mentally Murdered, abbandona la band per alcune irreparabili divergenze sul proseguimento della fin qui distruttiva carriera.

Mette in piedi i Cathedral e si dirige da tutt'altra parte: non più velocità spasmodica nelle brevi e schizzate sassate uditive cantate e suonate in ferale maniera. Lee ha una sola parola d'ordine: rallentare il più possibile il suono, partendo dal Doom dei Black Sabbath. Greve, gravosa, esasperante lentezza: una sorta di Sabba Nero a "sedici giri". (si consiglia a questo punto l'ascolto del primissimo album della Cattedrale, quel "Forest of Equilibrium" vera, mortale, gelida pietra miliare di un genere. Lavoro a mio modesto parere ancora inarrivabile per chiunque si sia impegnato con queste sonorità).

Ma a Lee non basta la sua nuova creatura; ed allora crea una propria etichetta discografica che più underground non si può: la "Rise Above Records". I primi lavori da lui prodotti, con dei suoni lerci e quasi inascoltabili, sono delle strazianti registrazioni live dei Napalm Death e dei nipponici S.O.B.

Abbandona definitivamente il Grindcore e lo fa chiamando alla sua orripilante corte tutta una serie di band che hanno da poco iniziato la carriera musicale. Band composte da giovanissimi che vogliono riportare in auge la pesantezza Doom; parola che significa "fato avverso, destino" e vuole indicare tutto ciò che è arcano, antico, magico e misterioso.

Questa è la genesi dellla compilation Dark Passages, datata 1991.

Uscita inizialmente in vinile e solo in seguito pubblicata anche nel formato CD con un paio di brani in più.

Ascolto di una difficoltà estrema perchè tutte le band qui impegnate producono un suono esasperatamente lento, stagnante, tetro, glaciale.

Sono i Cathedral, e non poteva essere altrimenti, ad aprire le danze di morte con "Mourning Of A New Day": otto minuti di una lentezza schiacciante. Tutti gli strumenti sembrano agire alla moviola; la voce di Lee proviene dal freddo abisso ed è un malvagio rantolo di una persona che ha un piede e mezzo nella fossa. Suonano così lenti che al primo ascolto sei convinto di dover spostare il selettore dei giri al minuto da 33 a 45 (ricordo che feci io stesso la cosa perchè il brano suonava alle mie orecchie troppo fiacco ed apatico).

Come ho già detto tutto l'album risuona nel medesimo modo: del tutto inutile aggiungere altro...EBONY TEARS...

Diabolos Rising 666.

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