Solo il mimo canta al limitare del bosco

Una luna svogliata aveva all’istante deciso di oscurare tutta la materia circostante .

Unica eccezione, il suo volto, mai così irradiato da quei riflessi,

il cratere tutto aveva ora gli zigomi perfetti

ed il sublime taglio degli occhi di Natacha Von Braun/Anna Karina .

Un cavaliere solitario, con quella espressione rude nel viso, quel suo inseparabile trench coat, quella saggia pazienza nel comprendere le stranezze del prossimo

- Sono troppo vecchio per mettermi a discutere, quindi sparo-

alias Eddy Costantine aka “ Secret Agent Lemmy Caution “,

quell’ irresistibile fascino da B-Movie actor e le sue rughe sempre piu’ scavate, dal riflesso di quella luna, avrebbe forse qualche minima chance di resuscitare ancora una volta le muse Coscienza e Sensibilità’ anche nella più’ sperduta distopia …

Alphaville ( O Parigi 1965 )

No, qui non siamo sul canale distopico di “Playtime “ ( 1967 Jacques Tati ) ; qui la cruda tonalità’ dell’architettura parigina, esaltata dalla absence de lumière e dalle ombre che sembravano inghiottire anche il sospiro freddo della notte, offrivano una satira oscura degli ansiosi rischi della globalizzazione.

Ancora prima che “ Playtime “ potesse invece fornire una calmierante anteprima dei nostri giorni, di quello spicchio concavo di universo visto da una chaise longue , dove qualsiasi altra visuale sembra proprio cosi’ distante, cosi’ lontana ed aliena, da venire confinata nella prima area 51 disponibile nei paraggi.

Il mite Spofforth si era appena lanciato a capofitto dal 41esimo piano, ma il suo software non aveva programmato il suicidio tra gli eventi possibili, anche per un androide si puo’ essere troppo vecchi per vivere e troppo giovani per morire.

Quanto puo’ essere distante, sideralmente il Genio dalle speculazioni della societa’, della letteratura e del mainstreaming, possiamo dire che il pensiero di Godard possa essere facilmente ascrivibile ad un moto del ragionamento, tipicamente terrestre ed ondivago?

Probabilmente per avere sibillina risposta basterebbe citarne a caso uno, dei suoi film, per dire definitivamente – Adieu au language -

Possiamo dire, vedendo questo film di Godard , che per resistere e sopravvivere civilmente come umanita’ anche alla piu’ pallosa delle tecnocrazie potremmo in ultimo appello confidare esclusivamente sul nostro Genio piu’ latente. Sommerso ma intrinsecamente in fondo legato alla nostra genetica, universalmente varia, diversa,

ed in ultimo alla Bellezza ed al Coraggio del gesto di Antigone .

Ciao Mary Lou, tieni, prendi una nocciolina anche oggi .

Alphaville ( II ) 1965

Parigi, già luminare viatico e destinazione immaginaria diletta della novelle vague e delle scorribande di Jules & Jim, in seguito alle grandi costruzioni dell’edilizia pubblica e modernista, dalla “ Defense “ alla nuova sede dell’ Unesco, era la culla ideale della tecnocrazia visiva di Godard.

Perché industriarsi nella creazione di una falsa modernità quando il presente offre già un’anteprima viziosa del futuro, girando con la troupe instancabilmente al calar del tramonto nei nuovi ed eleganti sobborghi dei quartieri degli affari parigini, che d’incanto negli ultimi anni si erano fusi nella Parigi di De Gaulle .

E tutta l’opera in se’ stilisticamente si proietta nel futuro con la lente del modernariato, di quella nostalgia marchiata nella carne con la fiamma accesa del ricordo .

Ed e’ cosi’ che Eddie Costantine /Lemmy Caution , l’agente emerso dalle lande esterne per salvare dall’abulico presente la sua Natacha / Euridice e’ personaggio filtrato dal film del 1953 “Fbi Divisione criminale”, dove interpretava lo stesso irascibile personaggio .

Quella sua Ford Galaxie, con la quale irrompe per la prima volta nella glaciale Alphaville e’ ovviamente una Ford Mustang che aveva appena varcato la soglia del concessionario .

Il Golem della città, il tenebroso sistema Alpha 60 che ha imposto il totalitarismo estremo nella città ed ha bandito ogni emozione nei suoi abitanti viene raffigurato nelle spassose interviste con Lemmy come un ventilatore della Nordik con la voce disturbante presa direttamente in prestito da un reduce del conflitto delle Ardenne, che aveva subito un reale ed irreversibile danno alle corde vocali .

Ma poi veramente si vuole credere che l’anima del film risieda in questa retro-distopia, indubbiamente affascinante nella sua narrazione notturna ed in quel cameo di cupe riflessioni, sulle odierne & classiche dicotomie di Prudenza – Sicurezza e sul progressivo e triste epilogo di uno stato catatonico in cui “non si capisce mai niente finché una sera si finisce per morirne “.

Nella ricerca di umana verità, nella volontà di resistenza e di tramandare la conoscenza autentica delle cose e dei sentimenti si trova la criptata risposta di Godard al contesto ed alla dittatura delle emozioni, tramandare la storia dell’uomo, il suo vissuto intimistico ed il potere dissolvente della Poesia la missione sotterranea dell’uomo/agente Lemmy.

Nel testo della “ Capitale du Doleur “ di Paul Eluard, che uno stremato collega ed agente Dickson consegna prima di morire a Lemmy viene tramandato quel messaggio di speranza, quel disperato atto di amore che Godard dedica alla ex moglie Anna Karina, quella dolce poesia che inconsciamente vorrebbe ancora essere una volta fuoco in grado sciogliere il cuore di Natacha in lacrime , bagnare quegli occhi appena tracciati da un filo nero di carbone all’interno delle palpebre .

Ed e’ proprio quel testo il fondamento di Tutto, quel romanzo tramandato furtivamente di mano in mano, quel passaparola della coscienza perduta, arenatosi nei meandri dell'aridità umana ma ancora vivo, vitale e libero di corrompere alla libertà ed alla facoltà delle proprie emozioni ogni fortunato possessore .

Tramandare la passione, da Jean Luc ad Anna, da Paul a Gala, fino a Salvador, dalla poesia alla pittura, un cerchio magico fulcro della vita e dell’umanità, i nostri silenzi, le nostre parole, per necessità di sapere ho visto la notte creare il giorno, sempre più lontano dice l’odio, sempre più vicino dice l’amore, con una carezza noi usciamo dalla nostra infanzia , il cuore non ha che una sola bocca, tutte le cose a caso, tutte le cose detta senza pensarci, o sentimenti alla deriva.

E quella notte, in quella fuga da Alphaville, da tutti e verso l’Ignoto a bordo della Ford Galaxie in compagnia di Natasha/Anna/Euridice liberata alla bellezza della Luna, l’unica speranza dell’Uomo, svestito delle sovrastrutture sociali e cinematografiche, e’ riposta unicamente sulle sue labbra e nel sentirsi dire,

in quel buio abitacolo

“ti Amo” , la curva dei tuoi occhi intorno al mio cuore , ruota un moto di danza e di dolcezza, aureola di tempo, arca notturna e fida.

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