Fine anni 80-inizio anni 90: Slowdive, Ride, Curve, My Bloody Valentine, ecc...in una parola Shoegaze.

La ricetta tutto sommato è semplice: prendete un certa dark wave, un po’ di psichedelia beatlesiana, atmosfere dream pop...assemblate il tutto legandolo con stratificazioni di chitarre distorte che danno vita ad un denso muro di armoniche.

Voi direte: “Esticazzi”. Certo: però senza questa effimera scena sonora sarebbe venuto a mancare il brodo di coltura di buona parte del Brit Pop. Perfino i grandiosi C.S.I. ne sono in piccola parte debitori.

Tuttavia il Shoegaze passò in sordina, l’industria musicale correva dietro ad altro genere di Alternative.

DIIV – Deceiver (2019)

I DIIV sono un gruppo di nu-shoegaze di New York. Io li ho shazzamati da Harrod’s a Londra. Ho trovato straniante sentire questa musica da postumi di un trip nella Mecca del “Give me Luxury or give me Death!”

Già autori di due album: “Oshin” (2012) e “Is the Is Are”(2016), in “Deceiver” virano decisamente verso un suono più oscuro e compatto.

Segnalo la traccia “Horsehead”, iconica nel rappresentare forma e sostanza dello Shoegaze con il wall-of-guitars che si eleva monolitico, ricordando i Ride più ispirati.

Non manca il singolo orecchiabile: “Skin Game” che pare uscito dalla penna di Andy Partridge degli XTC (ma soprattutto in questo caso dei The Dukes of Stratosphear).

In "Blankenship" invece i DIIV rivisitano il sound post-punk.

Le melodie lisergiche vengono penetrate da chitarre al limite del Doom in “Acheron” e specialmente in "Taker".

Questo disco non cambierà la vostra esperienza di ascoltatore. Siete già abituati a tutto. Siete abituati a molto peggio. E allora se avete voglia di "viaggiare", mettetevi comodi sulla poltrona, cuffie e mi raccomando: centrate il posacenere!

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