Gli Autopsy sono saldi nell'immaginario colletivo dei deathsters:non c'è musicista che non abbia indossato una loro maglietta col logo sanguinante, preso dalla copertina dell'EP "Mad Butcher" dei Destruction. Death old school, death floridiano, grindgore diventano pietre di paragone in cui gli Autopsy sguazzano come un pirahna spiritato segue le gambe di qualche naiade.
La loro comparsa nella nascente arena death metal di fine anni '80 è il frutto delle elucubrations di Chris Reifert, ex drummer dei Death su "Scream Bloody Gore", la mercanzia studiata dopo l'uscita dalla band. Batterista velocissimo, ma tecnicamente claudicante, si aggrappa al sound di "Scream Bloody Gore" riprendendone la durezza ma accentuandone il lato cupo, trasformandolo nel suo abbecedario, il suo amuleto, un caro e vecchio ritratto di sè stesso. Subito un demo nel dicembre 1987 e un secondo "Critical Madness" del luglio 1988: la macchina scassa timpani è armed & ready sotto l'occhio vigile della Peaceville Records. Debut con "Severed Survival" dove gli Autopsy diventano la motrice a carbone del convoglio death-gore, il lato minimale, meno contaminato dalla tecnica senz'anima, secondo vox populi. Anche se alla prossima stazione partono Cannibal Corpse e Carcass ad alta velocità. "Mental Funeral" è il secondo LP che viaggia sulle coordinate sonore del debutto, preceduto dall'EP "Retribution For The Dead".
L'EP "Fiend For Blood", pubblicato agli inizi del 1992, precede "Acts Of Unspeakable" (verrà aggiunto nella ristampa) ed è senz'altro il lavoro più rappresentativo degli Autopsy, scevro di filler e solcato dalle linee di basso del talentuoso Steve DiGiorgio, in veste di session man dopo "Severed Survival". Un fiore rilucente, sbocciato in mezzo al campo appena concimato dalla consueta botte smunta ed opaca, potrebbe rappresentare il nostro buon Steve senz'ombra di dubbio, laddove i fedelissimi Danny Coralles ed Eric Cutler, assurgono a fedeli cortigiani autori dei riff profondi e dei rallentamenti che si susseguono creando umori funerei, con assoli stridenti che saltano fuori come salmoni dal torrente creando un binomio solo all'apparenza inconciliabile.
E l'autocompiacimento dei nostri eroi aumenta album dopo album, fino alla completa ehm...maturazione" in "Shitfun", esattamente come il liquido verde del "Signore del Male" completa il riempimento del corpo della malcapitata posseduta. Reifert si inventa pure un cantato gutturale e perverso: a tratti sembra che stia vomitando. Non un growl inferocito, ma un liquido in caduta nel lavabo con conseguente rutto del tubo di scarico, adatto ad accompagnare i testi splatter dagli slogan evocativi. Death e doom metal vengono fusi assieme senza soluzione di continuità in "Squeal Like A Pig" oppure ben distinti nel mattatoio di "Keeper Of Decay", il pezzo killer del platter, che potrebbe essere la mini epopea di un uomo che trova chiusi i cancelli della ditta dove lavorava: il basso di Steve pulsa come il cuore matto del tapino mentre le asce dipingono un cielo plumbeo dove si staglia sulla testa della vittima e la voce ignobile di Reifert (come la situazione descritta) fa da triste narrazione. Bordate alla Napalm Death formato "Retreat To Nowhere" vengono servite in apertura con "Fiend For Blood", ma anche in "Ravenous Freak" dal blast beat sgangherato, mentre in coda giungono declami da obitorio con "A Different Kind Of Mindfuck" prima della fine delle danze celebrate dal maelstrom sonico di "Dead Hole".
Il fascino degli Autopsy, risiede nel cantato disinvolto di Chris che appare come uno sforzo naturale (appunto come i conati di vomito) e non qualcosa di forzato, come un Frank Mullen di turno, perciò lo sentiamo vicino a noi così come allo stesso modo percepiano le liriche sanguinolente, disturbanti (vedi la cover interna di "Acts Of Unspeakable") come un prodotto del nostro rione: il sound volutamente grezzo e retrò evoca in noi interni di provincia decadenti, tinelli di perversione e muri scuri, ammuffiti come le "buone cose di pessimo gusto" gozzaniane. Gli Autopsy giocano col doom dei primi Trouble, fondendolo con la velocità del thrash da macelleria anni '80. Gli stacchi ed le decelerazioni sono nette, sicchè il suono povero, e possiamo dire unico, evidenzia più gli angoli bui che le parti veloci, ed è questo il limite ed il pregio della band allo stesso tempo. Una "Liege Of Inveracity " dei Suffocation è di una verve micidiale, mentre una "Charred Remains" la sentiamo certo veloce ma il suono pare quello di un telone del camion gonfiato dal vento e il vocione di Reifert una registrazione pirata in una bettola, con il solito avventore infuriato con le carte e l'oste che serve cattivo alicante.
"Fiend For Blood" è un fulminante riassunto di tutta la loro carriera,da ascoltare di quando in quando come testimonianza di genuino death metal senile ma vigoroso , proprio come il vecchio Mr.Machen contastorie di "Fog", che prosegue ancora oggi nei trascurabilissimi Abscess prima e nei Ravenous ora.
Carico i commenti... con calma