I Belle Epoque sono un gruppo emergente screamo (o emoviolence, se volete, ma io preferisco screamo), francese, che conferma quella che è la tendenza di questi anni in Europa, cioè che i gruppi screamo francesi (senza nulla togliere alla scena screamo nostrana), stanno tenendo ampiamente testa ai gruppi made in USA.

Non esistono però solo i 'Daitro' e i 'Sed Non Satiata' a rappresentare questa scena, infatti vi è tutto un iceberg sommerso che prende il nome di 'The Third Memory', 'Aussitot Mort' e, anche, appunto 'Belle Epoque'.
L'album in questione è "A' la dérive" e, devo dire, un po' perché è scaricabile gratuitamente dal loro sito ufficiale, un po' perché lo screamo francese, e soprattutto questo screamo qua mi piace moltissimo, mi ha affascinato e non poco. Innanzitutto è uno screamo che si differenzia in modo netto dalle altre tendenze screamo europee, come può essere la scena italiana, per tutta una serie di valori estetico-musicali: è uno screamo molto più "pulito" e meno "graffiante" e martellante, dove i breakdowns strumentali risultano essere molto melodici.

In questo album c'è un mix quasi perfettamente equilibrato di parti graffianti con chitarre che comunque non sono mai troppo distorte in cui la voce in screaming esprime tutta la disperazione e l'angoscia che deve esprimere, a parti invece molto più calme, dove la melodia trascinante del basso ed il ritmo irregolare e spasmodico della batteria, si mischiano con le note alte della chitarra.
È possibile capire come tutto ciò si presti bene ad un interpretazione vocale in lingua francese, ricca di citazioni letterarie (è possibile andare sul sito a vedere i testi che, anche se non capiti fino in fondo, suscitano comunque una forte presa emozionale) in sitle 'Sed Non Satiata' (che citano appunto Boudelaire). È un disco che va sentito dall'inizio alla fine tutto d'un fiato per coglierne la vera essenza.

Il brano di apertura sintetizza quanto fin qua ho scritto, ed sono molto particolari e belli i breakdowns che si susseguono dopo le strofe in screaming, dove il basso è protagonista per la prima parte e la chitarra per la seconda, scandendo melodie perfette. Molto bello l'epilogo a doppia voce in screaming. Si susseguono poi due canzoni, per così dire "complementari" che aprono la strada al pezzo portante, a mio parere, dell'album, cioè "il est trop tard", dove, dopo un inizio che stabilisce la melodia del brano, si passa a parti dove lo screaming, con un francese ben scandito, si combina con la chitarra che scandisce la melodia, riprendendo sempre il tema e modificandolo ogni volta in quello che potremmo definire un susseguirsi di incisi.
"On a cultive la distance", invece, è un pezzo dove lo screaming si fa da parte ed arriva un più eloquente parlato molto angoscioso. L'album si conclude poi con un pezzo che va in controtendenza rispetto al resto dell'album, cioè "une simple Étoile", che si differenzia per una lunga parte centrale strumentale (il pezzo dura 6 minuti e 13) ed un outro veramente degno di nota. Infatti vi si susseguono accordi che danno un'accentuata melodia al brano, ed una batteria con continui fill e che non "riesce" mai a prendere il ritmo, ma sembra come sospesa in questo finale; negli ultimi secondi è come se ci si arrendesse a qualchecosa, se ci si lasciasse sopraffare da qualche cosa di stremante.

Il brano si conclude, ricordando quasi una fiamma che si è spenta ma che ha continuato a lottare fino alla fine, consapevole però del fatto di non aver mai arso davvero, a metà tra l'agonia, l'angoscia e la rabbia.

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