Il disco di cui voglio parlare oggi è A U R O R A di Ben Frost, compositore di musica elettronica nato in Australia, ma residente in Islanda.
A U R O R A l'ho ascoltato tantisissimo in questi ultimi tempi, e non mi stupisce che sia il meno quotato all'interno della discografia dell'australiano. E' un disco estremo, rude, violento, freddo, diretto. A tratti può sembrare come un'esplosione nucleare all'interno della propria mente, con tutti gli atomi dispersi nell'ambiente circostante ben visibili sotto ai propri occhi.
Eppure vi dirò, dopo l'acclamato By The Throat, A U R O R A potrebbe persino essere l'apice artistico di Frost, e vi spiego anche il perché:
Steel Wound era un disco Ambient di pregevolissima fattura, droni e chitarre elettriche alla Fennesz dominavano la scena, e pur denotando una certa originalità, lo stile di Frost doveva ancora sbocciare. Theory Of Machines rappresentava invece la netta influenza dell'amico Hecker, con droni dominanti e percussivi più che mai. Un altro episodio pregevolissimo, ma ancora una volta un omaggio alle proprie influenze più che alla propria anima creativa. By The Throat è invece da molti considerato il punto più alto, e presenta parecchie affinità con il più recente A U R O R A. Lo stile di Frost prende forma; uno stile molto particolare ed accattivante, con suoni alla Boards Of Canada uniti a distorsioni e rumori violentissimi.
Il tocco di classe di Frost sta forse nel fondere la musica concreta delle origini (campionando suoni puramente naturali, come l'ululato dei lupi o il suono emesso da delle campane) ad un elettronica sperimentale che porta con sé una miriade di suoni originali e particolari. Frost riesce proprio in questo modo a dipingere atmosfere chiare, limpide, e come d'incanto trasporta l'ascoltatore nel bel mezzo delle proprie immagini mentali.
A U R O R A continua esattamente il filone intrapreso da By The Throat, anzi lo esalta fino al punto di corda, lo massacra e lo rende nevrotico. Mai come in questo disco prima d'ora, Frost era risultato così violento e coerente. Le atmosfere sono spettrali, lo stile di Frost si consacra: ne esce fuori un disco magnifico, un'elettronica dai ritmi caotici, dissonanti, meccanici, tribali, primitivi ed a tratti apocalittici.
I punti fondamentali del disco sono parecchi, ma è uno di quegli album che va ascoltato dall'inizio alla fine, come una sorta di rituale. Non è un disco Ambient da sottofondo, tutt'al più è un violento viaggio onirico.
Il tipo di narrazione applicato ad A U R O R A, (citando il buon vecchio Mike Sandison) è ''una sorta di prova estrema, un contorto e claustrofobico viaggio che porta ad una esperienza piuttosto oscura prima di raggiungere nuovamente l'aria aperta''. Allacciate le cinture insomma, e preparatevi ad essere catapultati nello spazio, possibilmente con poco ossigeno a vostra disposizione.
Pochi artisti contemporanei hanno saputo osare come ha fatto qui Ben Frost. A U R O R A è un progetto tra i più ambiziosi degli ultimi anni, e per quanto abbia fatto discutere di sé, più in negativo che in positivo, mi permetto di dichiararmi assolutamente soddisfatto ed entusiasta del risultato ottenuto.
Un disco che personalmente ho apprezzato infinitamente, e che ad ogni ascolto riesce a darmi qualcosa di nuovo. Se non siete del genere vi consiglio di passare prima dal più accessibile By The Throat, per poi atterrare sul pianeta in esplosione chiamato A U R O R A. La scelta rimane a voi, ed è a vostro rischio e pericolo.
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