Solo e soltanto un singolo episodio negativo è stato il disco "The Dreams You Dread": un lavoro mediocre che mai mi sarei aspettato da una band come i Benediction, autentici mastini ed assoluti protagonisti della prima ondata Death Metal venuta fuori dalle tenebre, in Inghilterra, sul finire degli anni ottanta.

Ci mettono ben poco a ritornare in carreggiata e dopo una pausa meditativa di tre anni escono dall'esilio con un album micidiale: debordante violenza esecutiva, produzione eccellente, una simbiosi perfetta tra tutti gli strumenti. Un disco totalmente immerso in sonorità Death-Thrash che li avvicina alla loro prima parte di carriera, non raggiungendone in verità le tempestose ed oscure cime.

Questo è "Grind Bastard" pubblicato nel 1998 dalla label tedesca Nuclear Blast; un lavoro che supera l'ora di durata, senza mai dare segni di cedimento o di noia nel suo ascolto. Opinione la mia questa volta nemmeno troppo sindacabile.

Un suono di chitarra plumbeo e riverberato che poi prende vita assecondato dal growl cavernoso di Dave: è l'opener "Deadfall". D'improvviso si cambia registro, si sale di tono, ed il brano esplode in una cavalcata velocissima che da subito mette in evidenza il drumming imperioso di un ancor giovanissimo Neil Hutton (non a caso uno dei suoi idoli è un certo Dave "tripla cassa" Lombardo).

Non vogliono sperimentare come nel precedente album ed allora ecco servite le solide e pesanti mazzate di "Agonised" e "Neverbomb". Un sicuro esempio di quanto sapevano "spingere" con un suono così aggressivo da incutere vero terrore nell'ascolto!

"Electric Eye" cover dei maestri Judas Priest sembra posizionata a metà scaletta per dare respiro; ma la tregua dura poco perchè seguono gli interminabili sette minuti della title track, con il suo andamento rallentato stritolante. Un mid-tempo che quasi al termine del suo mastodontico percorso subisce un incremento di velocità, per poi ritornare circolarmente su tempi più controllati ma non meno incisivi.

La brevissima fiammata al napalm (death ci aggiungo tanto per gradire) di "We The Freed" con la sua carica Punk-Hardcore è un pugno nello stomaco senza possibilità di difesa...e siamo così alla fine.

Lavoro centrato, solidissimo; il loro ultimo degno di nota.

Ad Maiora.

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