In questo documentario si racconta la vita di Mats Steen, uno sventurato ragazzo norvegese morto a 25 anni per distrofia muscolare di Duchenne nel 2014. Agli occhi della sua famiglia e suo malgrado, l'esistenza di Mats era segnata dall'isolamento e dalla solitudine sociale. La malattia, che inesorabilmente gli erodeva i tessuti muscolari privandolo quasi totalmente della forza fisica, lo aveva costretto paralizzato sulla sedia a rotelle e infine a letto, rendendolo dipendente dall'alimentazione artificiale. Mats non aveva amici, nella realtà perlomeno. Stava sempre attaccato al computer, fruibile grazie a dei dispositivi tecnologici e all'avanguardia che gli permettevano di interagire online con più facilità.

Alla sua morte, grazie alla password che il figlio gli aveva lasciato come eredità, i genitori decisero di scrivere un messaggio sul suo blog di cui erano già a conoscenza, annunciando la sua dipartita e indicando un email per chi volesse fare le condoglianze. Un messaggio nel vuoto, pensarono, e invece...

Invece decine e decine di persone commosse risposero all'annuncio da ogni parte del mondo e fu così che la coppia scoprì il mondo fantasy di World of Warcraft e il ruolo importante che loro figlio ebbe in quel luogo immaginario. Grazie a questo contatto con i compagni di gioco di Mats che nel tempo è diventato intenso e di presenza, i genitori scoprirono che loro figlio, nonostante la tragedia della sua vita terrena, ha vissuto, seppur in maniera virtuale, una vita di libertà e di emancipazione dalla prigione del proprio corpo disabile.

Il documentario racconta con sapiente gioco di doppia narrazione l’impatto che Mats ha avuto sia sulla sua famiglia, come figlio bisognoso di costanti cure mediche e attenzioni, e allo stesso tempo sui tanti compagni di gioco con cui ha condiviso quasi nove anni di vita online. Su WoW lui era Ibelin, un prestante ed energico avatar che si è costruito il ruolo di detective, propenso ad attaccare bottone con chiunque incontrasse su quelle vie virtuali.

Dal racconto che si fa nel film di Ree, emergono di Mats/Ibelin la gentilezza, il supporto agli altri e le lotte interiori, rivelati attraverso testimonianze toccanti, sia della famiglia, sia dei compagni di gioco.

Il regista si spinge ancora oltre, alternando infatti alle immagini di vita vissuta, fotografie e filmini di famiglia, un gameplay ricreato con grande precisione - che all'inizio pare straniante per chi come me non ha mai giocato in game di ruolo - che fa da sfondo alle interazioni tra gli sconosciuti diventati compagni. Non solo compagni di gioco, ma amici veri e propri. Su WoW Mats/Ibelin fa conoscenze, intavola lunghe conversazioni, diventa confidente e una presenza cercata, ammirata che aiuta e incoraggia gli altri, e si innamora pure... Lui ha un impatto talmente profondo che va a influire sulla vita reale dei suoi amici gamers. Persone che mai avrebbero immaginato chi ci fosse dietro a Ibelin, anche perché sulla sua vita privata Mats è sempre stato estremamente riservato. Come dargli torto.

Mats/Ibelin ogni volta che entrava in WoW si faceva una lunga corsa per le strade e le foreste di Azeroth. Correva con passo pesante ma atletico, correva con tutto sé stesso, lontano da sé stesso. Ma soprattutto in Warcraft rivelava la sua bellissima anima, quell'anima imprigionata senza scampo in un corpo traditore e doloroso. Un'essenza già riconosciuta dalla famiglia ma comprensibilmente messa in ombra dalla complicata gestione quotidiana della sua grave malattia.

La trasposizione della storia di Mats in questo documentario coinvolgente, tanto che alla fine vi ritroverete pieni di emozioni, tocca con delicatezza quello che in fondo al cuore desideriamo tutti: contare per gli altri e lasciare di noi un buon ricordo imperituro.

Non mi dilungo oltre, mi pare di aver già spoilerato fin troppo. Vi consiglio caldamente la visione di questo documentario che trovate su quella piattaforma streaming famosissima, da vedere magari con i vostri figli.

Preparate però i fazzoletti, il finale vi strazierà.

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