C’è stata grande attività in casa Biffy Clyro nell’ultimo anno.

A soli quindici mesi dalla colonna sonora del film “Balance, Not Symmetry” e a quattro anni dall’ultimo album in studio “canonico”, ovvero il più che buono “Ellipsis”, Simon Neil e soci tornano alla ribalta con questo nuovo “A Celebration Of Endings”: titolo dolceamaro, che evoca sensazioni contrastanti, esattamente come le undici tracce che vanno a comporre questo nono lavoro in studio, prodotto assieme alla stessa band da Rich Costey (storico sodale dei Muse).

Rispetto al lavoro precedente, stavolta la band preme maggiormente l’acceleratore sul versante rock della propria proposta; non mancano ovviamente gli episodi più rilassati come l’ultimo singolo “Space” e la bella “Opaque” (sorta di naturale prosecuzione della vecchia “God & Satan”), ma le chitarre si fanno ben affilate in più di un’occasione.

Basti pensare all’opener “North Of No South”, che recupera parte delle atmosfere dei primi lavori degli scozzesi (così come la frenetica “The Pink Limit” non avrebbe sfigurato nel fondamentale “Only Revolutions”), oppure agli altri due singoli “End Of” (con un bridge centrale in pieno stile alt metal) e “Weird Leisure”, quest’ultima piena di divertenti stop and go.

La consueta sapiente costruzione melodica, arte nella quale il frontman Neil (autore di tutti i brani) è ormai abile artigiano, si palesa in episodi come la bellissima “The Champ”, che parte come una ballad al piano per poi progressivamente esplodere in un’irresistibile crescendo ritmico un po’ in stile Muse (più o meno all’altezza di “Black Holes & Revelations”).

Il lead single “Instant History” (uscito ormai mesi fa, visto il rinvio del disco causa Covid-19) è solo un’esca per le radio, con il suo incedere dichiaratamente ispirato a certe cose di Janet Jackson, ma non rappresenta minimamente il sound complessivo dei brani.

La vera chicca, però, arriva in chiusura: si tratta della portentosa mini-suite “Cop Syrup”, che parte come un indie rock iper aggressivo per poi sfociare in ariosissime aperture strumentali dominate dagli archi.

Che sia un viatico per un’interessante svolta futura? Per ora i Biffy piacciono e convincono così, più avanti si vedrà.

Brano migliore: Cop Syrup

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