Dave Grohl ha affermato che nel 2019 a Billie Eilish sta accadendo ciò che accadde ai Nirvana nel 1991.

Scannatevi.

Io questa Billie Eilish non so esattamente nemmeno chi sia. So solo che questa ragazzina nata nel 2001 è, a quanto pare, l'idolo indiscusso di un intero esercito di adolescenti americani e non, e a guardare il personaggio credo di poter intuire il perché: ha la loro età, ha la sindrome di Tourette, è depressa, stramba, incazzata e, come dicono loro, edgy... tanto edgy.

Poi però cerchi di andare oltre la forma e di attingere alla sostanza; e ti ritrovi ad ascoltare un album uscito sei giorni fa dove, sul tubo, nessuna traccia ha meno di un milione e mezzo di visualizzazioni, dove vedi una bambina di 17 anni coi ragni che le camminano sulla faccia protagonista di filmati dal sapore horror che, lo ammetto, mi inquietano non poco.

Ma per quanto riguarda la musica? Beh, la cosa più spaventosa è quella dannata copertina; per il resto ci troviamo di fronte a un electropop misto a R&B, accenni ambient e sparuti giri di chitarra che sa creare una certa atmosfera nefasta e inquietante, ma è ricco di momenti noiosi e inconcludenti. La nostra Billie non è malvagia, sia ben chiaro: che ha tanto talento si sente, e per una 17enne la sua voce è matura e piacevole - se non la strozzasse sussurrando una nota su due sarebbe ancora meglio; tuttavia il disco, alla cui produzione sovrintende anche il fratello Finneas O'Connell, è ancora piuttosto acerbo e il trittico finale di canzoni ("Listen Before You Go" - "I Love You" - "Goodbye") l'ho trovato letteralmente soporifero, ma la ragazza si farà, diamole tempo!

In conclusione un esordio pieno di difetti che lascia un po' insoddisfatti, dove però si sente e si vede che c'è qualcosa, e sa crescere: già questo basta a separare questa giovanotta, che prima o poi ci regalerà un grande disco, dalla solita Britney Spears di turno.

(E "Bad Guy" è bella)

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