I DeBaseriani più avventurosi avranno organizzato, almeno una volta, un viaggio nelle regioni dell'estremo Nord Europa, vale a dire in quelle terre caratterizzate da un clima freddo e da inverni infiniti, segnati dalla lunga notte polare.

I suddetti utenti, in questi giorni, staranno sognando quei paesaggi lontani, poiché il nostro paese è alle prese con una delle estati più calde e siccitose del Nuovo Millennio. Quale migliore occasione, dunque, per abbandonare l'infuocata penisola italiana e proiettarci in una distesa ricoperta da una coltre bianca oppure sulle maestose Alpi di Lyngen, massicci montuosi perennemente innevati che si innalzano per magia dal Mare del Nord?

Questa evasione rinfrescante può essere favorita dalla musica, che oltre ad accompagnarci nelle nostre passeggiate ha il potere di farci viaggiare con la mente. Non resta che scovare, tra i nostri ascolti, il musicista che più di tutti evoca il gelo artico, le alture impervie, la solitudine dell'escursionista. Sto parlando ovviamente di Geir Jennsen, meglio noto come Biosphere.

Nato a Tromsø, Geir ha perfezionato negli anni un sound del tutto personale, basato sull'uso di loop, field recording e sample vocali tratti da film e altre ignote registrazioni, un mix suggestivo che ha trovato in Substrata il suo capolavoro.

Dopo aver raggiunto l'apice della sua ricerca artistica, Biosphere si prende tre anni di meritato riposo. Nel 2000 vede la luce Cirque, un lavoro che, pur inserendosi nel solco tracciato dall'album precedente (la copertina non lascia spazio a dubbi), contiene delle novità degne di essere segnalate.

Se Substrata, infatti, si distingueva per la presenza di brani sospesi che trasmettevano una sensazione di stasi o immobilità, il nuovo disco di Geir Jennsen si presenta fin da subito più dinamico, grazie all'inserimento di pattern ritmici dai bpm a tratti elevati ("When I Leave", ad esempio, è vicina all'ambient-house, mentre le due parti di "Algae & Fungi" si aggirano in territori drum and bass).

Il risultato, pur lontano dall'eccellenza del predecessore, si può considerare abbastanza positivo e nei momenti più riusciti di Cirque ci troveremo davvero su qualche sperduta montagna della Scandinavia, in compagnia di esploratori francesi e nordamericani con i quali trascorreremo la notte dopo aver chiacchierato amabilmente (sono le loro voci a sorprenderci tra le dissonanze di "Black Lamb & Grey Falcon" e soprattutto nell'ipnotica "Le Grand Dôme", uno dei pezzi migliori dell'LP).

Anche la scelta di optare per sonorità ovattate si rivela vincente, così come quella di mixare le tracce tra di loro, quasi facessero parte di un'unica grande suite. E quando parte "Moistened & Dried", con quelle gocce che vanno a creare battiti in controtempo, non si può non apprezzare la fusione tra arte e natura, elettronica e vita.

Eppure nel "circo" di Biosphere non tutto scorre per il verso giusto: alcuni accostamenti risultano azzardati (mi riferisco a "Black Lamb & Grey Falcon", con quelle orchestrazioni che finiscono per cozzare un po' con i tappeti ambient), ma i problemi maggiori riguardano proprio i tentativi, non sempre riusciti, di inserire dei ritmi all'interno delle composizioni (da dimenticare gli innesti breakbeat e drum and bass di "Algae & Fungi", piuttosto pasticciati).

Al netto di queste imprecisioni Cirque resta un album gradevole e forse può funzionare come una sorta di introduzione al mondo di Biosphere, prima di passare ai suoi lavori più celebrati. E in un'estate afosa come quella che stiamo vivendo, ci permette di abbandonare per un'ora la calura e immergerci nelle vibrazioni ghiacciate del Finnmark norvegese.

In attesa del prossimo bagno o di una nuova emozionante ascesa.

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