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Mi ritrovo spesso a leggere recensioni piene di parole alla ricerca di commistioni particolari, di illuminazioni, di sfumature che non ho appreso durante l'ascolto. Costantemente vengo illuso e sopraffatto da muri di parole che dicono le stesse cose. NOIA.
Quant'è bello un disco che dura 40 minuti contenente 6 canzoni? Spiderland? Eeeeeh quasi.
┼BLACK COUNTRY, NEW ROAD┼
Ricordo più o meno il momento che ascoltai Sunglasses circa a 3/4 del 2019. Folgorato. all'istante. Un pezzo catramoso e al contempo liscio come l'olio, arpeggi Slint-iani e contrappassi tra sax e violino; una piacevole costante.
Ma è allo scadere del 2020 con Science Fair che il gioco si fa duro, che l'annuncio del primo disco è palese e scolpito nella fanghiglia della scena inglese che ha visto passare la trinità "for fun" (Idles, Fontaines, Shame) da stelle alternative a future rock band da arena che cagano dischi mediocri.
For the First Time è un baillame organizzato, la storia del prog fatta a disco: dai Can di Tago Mago passando per le follie dei King Crimson e per la pace indolente dei Tuxedomoon, arrivando ai punti focali di Laughing Stock dei Talk Talk, Spiderland degli Slint e Leaves Turn Inside You Degli Unwound; un coacervo di impressioni e sensazioni intrecciate tra loro ma rivolte nella stessa direzione.
Dei June of 44 del nuovo millennio con presunzione e del sano autocitazionismo. Una band che si fonda su sassofono e violino e riprende in mano la no-wave americana crogiolandosi nei Sonic Youth.
⌂KLEZMER⌂
L'estremo piacere di trovare in Instrumental e Opus (partenza e chiusura del disco) questo elemento ebraico portato avanti dalla violinista (per strettissime ragioni) che racchiude il topos del disco, la fase mentale, con ritmiche da danza balcanica rendendo surreale un lavoro che si poggia tra il sogno ed l'incubo.
×LIVE×
Può essere un peccato non trovare pezzi fantasmagorici che hanno formato l'immaginario mistico di questa band:
Basketball Shoes
Algorithm e Kendall Jenner
Snowglobes
I Black Country, New Road migliorano i loro primi due singoli impreziosendo la sezione ritmica (il batterista ha fatto lezioni) e proponendo un intro ambient a Sunglasses e una chiusura degna di questo nome ad Athen's France; Questi 7 ragazzi londinesi rappresentano sicuramente il punto più luminoso della trinità "for art", in un immaginario punto centrale tra Black Midi e Squid.
Emanano consapevolezza, autocoscienza. Il vibrato teatrale tragico di Isaac Wood è una riflessione nauseata di sé, del suo gruppo, the world's second-best Slint tribute act (primi i Black Midi? Gli Squid? Chi degli omologhi Speedy Wunderground?), del contesto, delle possibilità e di tutto il resto. References references references. Ogni oggetto disposto va in frantumi, ogni frammento è eloquente, penetrante come quando si sente urlare it's black country out there e ci si sbaglia poi a chiamare il gruppo Black Country Out There.
References references references
L'intelligenza riesce genuina, immune alla sindrome della spoken word che condanna i frontmen non votati al canto a dire qualcosa, per non riuscirci mai. Sempre più dirado le letture di recensioni musicali, ma quando leggo di spoken word e chiara influenza dei Fall, capisco subito che è una truffa: nove volte su dieci è chiara l'influenza dei Fall.
Direi Lux Interior, o Peter Murphy, per la declamazione tesa; non fosse che non è aria di rock'n roll, neppure risacca. Dico Tim Darcy al netto della metafisica: la scrittura di Wood è una scrittura di idee nel mondo, ma il senso metrico è affine.
È forse il primo disco col titolo Helvetica che abbia ascoltato. Qualcuno prefigurava per l'Helvetica una sorte da Comic Sans, ma per ora non sappiamo.
È un piccolo collettivo che può permettersi fiati, synth e archi, eppure riesce a adagiarsi sullo sfondo. Riempiono di fill su fill, più sicuri che in passato (basti sentire la tiratura a lucido di Athens, France), fraseggi e fraseggi, dissonanze e marce funebri ; paiono sul punto di ripudiare l'intenzione melodica che plasma l'improvvisazione, ma non la perdono mai tanto da perdere il pezzo, non c'è la sensazione alla Black Midi di fuochi artificiali per nessuna festa.
Escono per la vecchia gloria nu jazz Ninja Tune, quella di Amon Tobin, ultimamente alle prese con rielaborazioni antropologiche che sanno più di appropriazione che altro (si senta l'ultima fatica di Romare o il pessimo freschissimo secondo dei Bicep), e restituiscono credibilità alla baracca londinese, da GOAT del nu klezmer.
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