Se pensate che il 2000 è instaurato nella più totale passività culturale vi sbagliate. "Beaches & Canyons" è il vintage del modernismo. Quasi tutta la corrente noise contemporanea ha qualcosa da dire.

I Black Dice mescolano magistralmente free collage, glitch, kraut e noise. Sembrano cacofonici come i Lightning Bolt ma in realtà vi è un manierismo e un ordine che solo loro lo sanno. "Creature", "Snarly Yo" e tutto "Beaches & Canyons" sono i più grandi esempi..scaraventare Eno nel magma dei Throbbing Gristle..ne esce fuori una cosa simile sicuro.

E' il lavoro più difficile dell'ultima fase, dove ci si deve concentrare al massimo soltanto nell'esteticità del suono. Non lasciano spazio a troppe pause riflessive.

Sono (s)balli androidi per macchine.

Mescolare le Hawaii nella glitch non è facile, come in "Scavenger", o le sonorità raga di "Drool" mandate ossessivamente in loop.

Nel corso del lavoro l'oppressione cresce insieme alla curiosità. La multietnica "Toka Toka" è la musica della fauna, della foresta, della savana. "Gore" stritola gli Swans di "Cop" in una spirale elettronica (e ce ne vuole). Sadomaso sonoro in "Kokomo", dove troviamo il proseguimento della concezione di "Broken Ear Record". "Roll Up" è l'acquarello più saltellante, ma solamente a livello di ritmo, perchè la stasi è l'elemento che fa da padrone all'interno della loro produzione.

L'incubo cyber di "Bananas" è ammorbidito dal finale minimal, mentre la nevrosi di "Manoman" conclude il disco. Inevitabilmente si ama il sentirsi imprigionati nel repeat dei sample più astrusi.

Si è schiavi di questo circo sonoro immaginario.

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