Rieccoli qui. I Black Market Karma continuano a sfornare album a ripetizione. Questi qui ultimo è praticamente il terzo nel giro di sette-otto mesi. Il tour de force si apriva con 'The Sixth Time Around' alla fine del 2015 a cui faceva seguito la pubblicazione lo scorso marzo del caleidoscopico 'Plastic Hippie'. Adesso è la volta di 'Animal Jive' (sempre via Flower Power Records) che è il terzo episodio della serie ed è uscito lo scorso quindici luglio e come tutti gli altri dischi della band è scaricabile gratuitamente dal sito.
Non trovo particolarmente utile parlare di nuovo del fatto se sia una cosa buona oppure no che una band sia così prolifica. Molti ritengono che questo sia un aspetto negativo e che andrebbe a intaccare la qualità complessiva dei singoli dischi. Poco tempo a disposizione per dedicarsi a ogni singola traccia. Altri invece ritengono che questa sia una delle conseguenze dei tempi moderni e delle più facili modalità di registrazione e diffusione della musica. Quindi conseguevolmente del demonio, perché il rock and roll sarebbe morto e in giro non ci sarebbe più chi faccia della buona musica, bla bla bla.
Naturalmente di tutto questo non me ne frega un cazzo. Penso a un grande della canzone italiana come Edoardo Bennato. La pubblicazione di 'Sono solo canzonette', quello che poi fu ed è tuttora probabilmente il suo album di maggiore successo, annunciata già da tempo, fu anticipata quindici giorni prima dalla pubblicazione di un altro disco, 'Uffà! Uffà!'. La cosa costituì in qualche modo una novità nel mercato discografico italiano e fece molto discutere. Ma Bennato da par suo rispose preventivamente alle critiche contrattaccando alla grande con una canzone forte e intensa, provocatoria, come, 'Allora, avete capito o no?'
'A me mi piace due per volta.' Facciamo pure tre questa volta e dedichiamoci ai contenuti del disco che poi sono l'unica cosa che veramente interessi gli ascoltatori e in particolare gli appassionati della band e del genere neo-psichedelico e a quelle che si possono definire ballads shoegaze.
Meno caleidoscopico ma altrettanto colorato, meno cosmico di 'Plastic Hippie', 'Animal Jive' va classificato come un disco maggiormente pop del suo predecessore. Il disco è permeato da una certa serenità che traspare dalla musica delle canzoni e che disegna 'acquarelli' british del tipo immaginario da passeggiata nel parco dove l'erba che ci cresce su però è di tutti i colori dell'arcobaleno. Si evince una certa spinta ottimistica e che subito traspare sin dalla prima traccia, la strumentale 'Oscillation Instigator', una psichedelica esplosione di pura gioia con un retrogusto tipico del genere durante quelli che furono gli anni novanta.
Il disco a questo punto procedere alternando ballate dream-pop come la bellissima 'Shaking Sad' e le graziose 'Black and Blue' e 'Looner', cantata dalla vocalist femminile Louisa, a tracce che suonano più garage e beat. 'Phoney Aliments' e 'Runaway' evocano le solite reminiscenze Brian Jonestown Massacre e in particolare rimandano a alcune tracce degli anni novanta e quelle scritte da Matthew Hollywood. 'Heavy Headed' è una ballata rock and roll nello stile dei Soundtrack of Our Lives, 'Melody Signal' probabilmente la traccia più interessante del disco. Un 'masterpiece' shoegaze dove domina il suono elettronico dell'organo sopra gli eco e il riverbero della chitarra e il suono della batteria.
Il riverbero della voce e quel tipico sapore british, che poi è più una attitudine che una questione di natura geografica a questo punto, fanno il resto e sono elementi caratteristici di questa band.
Credo sia tutto per il momento. Sipario? Chi lo sa. Forse no.
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