Il disco che ho recensito e' uno dei capolavori dell'hard rock degli anni settanta, vale a dire "Paranoid" dei Black Sabbath, i quali insieme a gruppi come Led Zeppelin, Deep Purple, Grand Funk e Uriah Heep hanno scritto delle pagine fondamentali nellla storia della musica dura.

I Black Sabbath possono essere definiti come i fondatori di sonorita' doom, oscure e maligne che poi verrano riprese nel metal degli anni ottanta dai Mercyful Fate, Candlemass, Anvil, Angelwitch e nei testi "satanici" dai Venom, Slayer e anche Twisted Sister. I loro brani parlavano di occultismo, di riti e stregoneria facendo un grosso scandalo alla critica ma anche un maggiore interessamento da parte dei giovani. Dopo l'imminente successo del primo album omonimo, dove gia' si sentiva dei ritmi piuttosto lenti e pesanti, atmosfere piuttosto cupe e delle piccole influenze blues, in questo secondo disco perfezionano ancora di piu' il loro sound cambiando anche un po' i contenuti dei loro testi, per esempio facendo critiche alla guerra e fantascienza.

L'inizio e' affidato alla celebre e lunga "War Pigs" dove si sente subito l'attacco poderoso della chitarra di Tony Iommy per poi dare spazio alla voce di Ozzy e ad una serie di variazioni di ritmo molto coinvolgenti ed eseguite in modo magistrale. Dopo diche' si giunge all' immortale titletrack, ovvero "Paranoid", che inizia con il grandissimo riff di chitarra per poi arrivare a ritmi piuttosto sostenuti accompagnati dalla bella voce di Ozzy, rendendo cosi' questo brano un vero e proprio cavallo di battaglia della band nei concerti. Si arriva su territori piu' calmi con "Planet Caravan", brano che e' stato anche coverizzato dai Pantera su "Far Beyond Driven", dove i Black Sabbath ci catapultano in un'atmosfera marziale grazie ad un fantastico arpeggio di chitarra e da una voce di Ozzy che assume un effetto piuttosto strano, quasi surreale, riuscendo a creare un brano molto originale e interessante. Passato questo momento di calma ci si riavvicina ai canoni piu' tradizionali del quartetto con la famosa "Iron Man", dove possiamo apprezzare il riff immortale di Iommy, un'altra grande prestazione di Ozzy e un testo piuttosto inusuale e fantascientifico.

La quinta traccia e' la maligna "Electric Funeral" caratterizzata da un ritmo funereo e abbastanza doom e con il solito testo di occultismo e la solita voce di Osbourne che rende il tutto ancora piu' dark e originale. La sesta traccia, "Hand of Doom", rimane ancora ferma nei ritmi lenti e cadenzati tipici dei Sabbath, la quale viene aperta da un riff di basso per poi proseguire piuttosto lenta verso l'inizio, mentre nella seconda parte della canzone il ritmo si fa' molto piu' pesante e veloce. "Rat Salad" e' una canzone strumentale dove possiamo notare un assolo piuttosto interessante del bravo Bill Ward, mentre l'ultima traccia e' la grandissima "Fairies Wear Boots" che inizia con delle parti di chitarra quasi a' la Santana mentre il resto del brano e' storia e un classico pezzo hard rock che chiude in maniera grandiosa questo masterpiece e da' una bella lezione di vero hard rock ancora oggi!

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