Come per tutto ciò di nuovo che arrivi a conquistare il suo interesse, Bob Mould nella tecnologia non s'"addentrò" con circospezione, bensì si tuffò a capofitto, letteralmente. Ne nacque una sorta di seconda vita artistica, che non affiancò ma si sovrappose e soppiantò quella di rocker per un lustro intero. Mould divenne uno stimato rock dj, uno speaker radiofonico, e si cimentò in vari remix di altri artisti, rock ma anche dance... Roba da far venire le convulsioni ai fans storici degli Husker Du... Tutto quello che Bob Mould divenne dal 2000 in poi, lo è tutt'oggi, nonostante l'avvenuta riconciliazione col rock nel disco "Body Of Song" del 2005. Inevitabilmente, si suppone, la tecnologia, l'ingegneria sonora, la maestria nell'incisione, il gusto per la produzione-riproduzione-overproduzione sono e saranno leitmotif del Mould di oggi e di quello che inevitabilmente sarà, album dopo album, ma soprattutto remix dopo remix.
L'iniziale "180 Rain" ha delle buone idee, ma la voce di Bob è troppo filtrata da vocoders. Bob è dichiaratamente gay, siamo d'accordo, ma che bisogno c'è di somigliare a Cher? I fans degli Husker Du li vedo stramazzare a terra, uno dopo l'altro... "Sunset Safety Glass" è buona, con tracce di strumenti tradizionali, soprattutto batteria e basso, ma c'è troppo caos tastieristico. "Semper Fi" è l'evoluzione tecnologica del punk-pop melodico tanto bello che Bob ha prodotto nella sua carriera solista. Qui però la voce non esce dai solchi (la voce! La parte storicamente più curata dei suoi dischi!), e c'è ancora troppo sovraffollamento di tastiere. Per la serie "quel che succede quando tenti di trasformare qualcosa in qualcosa che non è".
"Homecoming Parade" è un instrumental che andrebbe bene per Paul Chain ed "Opera Decima". Pop tecnologico per "Lost Zoloft"; più classico, quasi in stile eighties... Giochi d'acqua e di campanacci per "Without" meno di due minuti di new age: quanti bei suoni ha imparato, il nostro Bob, in questi anni!
Se per ogni disco non riuscito c'è sempre il brano che ti salva dalla disfatta (una sorta di versione musicale del gol della bandiera), ebbene, in questo cd il brano in questione è "SlaySway", melodia 'non invasiva' e chitarroni. La tecnologia c'è ma resta giustamente 'sotto', così come sarà per il convincente e chitarroso "Body Of Song" del 2005. Ma qui, purtroppo, siamo tre anni prima, e "SlaySway" è soltanto un (fortunato) episodio... La voglia di chitarre prosegue nella meno bella "The Receipt", in cui attacca qualcuno, a detta di molti Grant Hart: segnale questo di quanto irreparabilmente, irrimediabilmente, con la musica e con la vita, Mould sia lontano, nel 2002, a ciò che di meglio produsse, ed a ciò per cui sarà ricordato per sempre.
Solo caruccie "Quasar" e la classica e tranquilla "Soundonsound"; "Homery" è ancora rumore senza un perché, da cui nasce "Comeonstrong", altro punk melodico 'trattato'. La finale "Trade" restituisce la primacy alla tecnologia, in un disco che, nel finale, ha un po' troppe chitarre per essere un vero lavoro "dance" (o come cavolo si chiami). L'episodio in questione, forse per la linearità delle melodie, è probabilmente il più riuscito tra quelli sintetici.
Che sia chiaro: questo è un disco con diversi spunti pregevoli, anche se non certo sviluppati a dovere. Il tentativo di mescolare il suo punk, melodico e non, a sonorità club sa certamente di stiloso, ma è probabile che sarebbero risultati ben più efficaci gusto e campionamenti un po' più truzzo-dance... Qui infatti il sound non trascina, non trasporta, non fa battere il piede, non aiuta nemmeno la contemplazione... E' un lavoro mediocre, perché mediocre è stato il suo creatore, ad accontentarsi di questo risultato qui. Un disco che ha pressoché sterminato gli ascoltatori che furono un tempo fans degli Husker Du; un disco che ha regalato ai fans del Mould solista e degli Sugar un bellissimo e gigantesco question mark; un disco, infine, che non ha permesso al suo autore di allargare la sua "quota di mercato" ad utenze nuove. Ma Bob, più convinto e capoccione che mai, incassa (incassò anche 20 euro da parte mia per questo cd) e va avanti...
Unica differenza, la consapevolezza che 'Bob Mould' non è solo un nome, bensì un brand, da adoperare per lavori da rocker. E che se vuole proseguire, inoltrarsi nella giungla della disco, è meglio trovarsi una nuova identità. E cosa meglio di un acronimo? E allora LoudBomb!
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