La storia di Merle Haggard è una storia di altri tempi. Nato a Olidale in California nel 1937, Merle Ronald Haggard crebbe a Bakersfield. Suo padre morì quando aveva solo otto anni. Imparò, autodidatta, a suonare la chitarra ascoltando Bob Willis, Lefty Frizzell e Hank Williams. La sua indole ribelle lo portò negli anni a avvicinarsi al mondo della criminalità, finché nel 1957 fu arrestato e costretto in prigione a San Quintino, dove nel 1959 assiste al mitico concerto di Johnny Cash che gli cambia definitivamente la vita. Rilasciato l'anno successivo, dedicherà la sua intera esistenza alla musica.
È considerato il fondatore di quello che oggi viene riconosciuto come uno dei sottogeneri del country, il 'Bakersfield Sound'. Le sue canzoni si distaccavano in generale dai temi tipici di quel periodo. Haggard guardava a contenuti più convenzionali e patriottici rispetto ai suoi contemporanei, politicamente si dichiarava un conservatore. Cambiò progressivamente alcuni dei suoi punti di vista nel corso degli anni, anche se effettivamente non fu mai esponente di quella che si può considerare la controcultura di quegli anni. È deceduto il sei aprile dell'anno scorso. Era il giorno del suo compleanno. Aveva appena compiuto 79 anni.
Merle Haggard è stato un autore sicuramente influente ed è sempre stato una specie di ossessione e il principale punto di riferimento per Will Oldham aka Bonnie 'Prince' Billy, tanto che questo disco 'Best Troubador' (Drag City), per quanto sia stato pubblicato lo scorso maggio, era effettivamente in lavorazione già prima del decesso del vecchio 'Hag'.
Accompagnato da una serie di collaboratori eccellenti come Van Campbell, Nuala Kennedy, Danny Kiley, Drew Miller, Cheyenne Mize, Chris Rodahoffer, Mary Feiock (da segnalare la sua grandissima performance in 'Nobody's Darling'), Emmett Kelly, A.J. Roach, Matt Sweeney, in questo disco Oldham riprende sedici canzoni dall'immensa produzione di Merle Haggard, che reinterpreta in uno stile a metà tra quello classico dello stesso Hag e quello suo più personale, dando alle composizioni una nuova vita e un carattere più moderno e dove peraltro i suoi interventi invece che essere invasivi, sono sicuramente funzionali.
L'obiettivo dichiarato di Will Oldham è lo stesso che altri grandi della musica folk americana hanno praticato in passato, a partire dallo stesso Merle Haggard che in carriera omaggiò due suoi grandi miti come Bob Willis e Elvis Presley, cioè quello di identificarsi completamente nell'autore (non a caso la scelta dei brani cade su quelli che si ritengono più significativi nel descrivere Hag personalmente) e riproporre le sue canzoni in una versione che sia propria, ma che mantenga comunque i contenuti originari sul piano concettuale e emozionale. Il risultato finale è un disco di grande spessore nel genere e con il quale ci rendiamo effettivamente conto che dopo tutti questi anni lo stesso caro vecchio Oldham (nonostante qualche inciampo) è divenuto egli stesso uno dei più grandi autori della musica americana di tutti i tempi. Proprio questo, probabilmente, conferisce a 'Best Troubador' un significato ulteriore nell'ideale passaggio di consegne e in un ricambio generazionale che in questo genere non è venuto a mancare.
Carico i commenti... con calma