L'attesa spasmodica del ritorno dei boysetsfire ha caratterizzato la mia prima metà del 2013.
7 anni sono passati dall'ottimo ultimo album che aveva chiuso un ciclo difficilmente ripetibile con scioglimento della band e reunion dopo soltanto 4 anni. Una band che dal 1997, anno di pubblicazione di quel gioiello che fu "The Day The Sun Went Out" di grande influenza Snapcase ha fatto proprio un genere, ergendosi come faro in un paesaggio che diventava sempre più buio, quello di un certo Post-Hardcore minacciato da band modaiole dotate di look ultimo grido e voci piagnucolose alternate a passagi cazzuti-a-tutti-i-costi. I boysetsfire erano diversi, affondavano le loro radici in una scena onesta e dotata di uno spirito forte e temprato, hanno forse melodicizzato ma anche personalizzato e perfezionato un tipo di sound mantenendo durante la propria carriera un'attitudine ammirevole come non hanno mai mancato di dimostrare con interviste e live ma soprattutto con testi grandiosi, incazzosi e politicizzati.
7 anni dicevo, e dirò di più "While A Nation Sleep" suona come se la lunga pausa non fosse mai avvenuta, la band di Nathan Grey ha ancora qualcosa da gridare al mondo e questo lavoro lo dimostra benissimo con brani furiosi e sentiti come l'iniziale e dinamitarda "Until Nothing Remains", "Heads Will Roll" e la splendida "Altar Of God"
Le 13 tracce dell'album sono legate insieme da un campione audio che dona un filo conduttore a tutta l'opera, il discorso finale di Charlie Chaplin ne "Il Grande Dittatore", discorso a cui subentrano poi le bellissime vocals di Nathan Grey, oneste e rabbiose in scream e accorate e riflessive senza però perdere una tocco di rabbia in clean. Il discorso lyrics è pari pari, testi sinceri, speranzosi ma decisamente aggressivi e disperati, parole di gente stanca, stanca di ciò che vediamo tutti i giorni, stanca di quel mostro divora-vite chiamato religione, stanca di linee di pensiero antiquate e violente e in generale dell'odio: esempi li troviamo nelle sopracitate "Heads Will Roll" "Fuck your prophets, Fuck your Holy Wars" e "Altar Of God" "Why teach them how to kill, you just teach them how to hate/ Control taught as love, directive from above / Strike like an eagle and sacrifice the dove" il tutto condito da messaggi di speranza come in "Never Said" (A mio parere una delle vette dell'album") e ovviamente dagli estratti dal discorso di Chaplin.
Non mancano poi soluzioni apprezzabili per originalità, il riff principale di "Wolves Of Babylon" non è cosa che si sente tutti i giorni in campo Hardcore, e le idee interessanti di certo non si fermano qui. La chiusura di questo grandissimo comeback è affidata a "Prey", un pezzo molto melodico e coinvolgente, un crescendo continuo a livello sia strumentale che lirico che nel finale esplode, senza però aver bisogno di sfociare in un cantato scream, raggiungendo un enorme livello di coinvolgimento emotivo e testimonia le eccelse abilità compositive dei membri della band, un testo da urlare a squarciagola che raggiunto l'apice lentamente sfuma in:
"I'm sorry but we have lost the way, i'm sorry..."
Bene, l'ho già detto che "While A Nation Sleeps" suona come se la lunga pausa non fosse mai avvenuta? Sì? Beh, c'è un lato negativo in tutto questo, per colpa dei Boysetsfire le mie aspettative per ogni ritorno di una band assente da tempo ma con un passato glorioso alle spalle si alzeranno notevolmente.
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