Introduzione

1 Bellezza, Giustizia e Valore sono tre diverse condizioni dello Spirito che sono e devono restare separate.

1.1 Quindi il valore estetico, il valore morale ed il valore economico di ogni prodotto dell’attività spirituale (cultura, politica, arte, economia, diritto etc.) hanno da essere definiti autonomamente.

1.2 E’ improprio, ad esempio, giudicare una azione giusta dal punto di vista estetico, anche se il linguaggio ci spinge a commettere simili errori.

1.2.1 Dire di una legge che “è una bella legge” o “una buona legge”, così come affermare che una legge è “conveniente” è possibile ma è improprio, una legge può essere giusta o ingiusta e, a ben vedere giudicarla bella, buona o conveniente è solo un modo errato per dirne la giustizia o l’ingiustizia.

2 L’Arte è emanazione dello Spirito.

2.1 Più precisamente l’Arte è apparire dello Spirito sotto forma di Bellezza e, in secondo ordine, di Verità.

2.2 Bellezza e Verità, pur essendo valori assoluti, si determinano in modo diverso a seconda del contesto in cui sono inseriti.

3 Giusto, corretto, adeguato, utile, significativo, condivisibile, intelligente, ricco sono tutti giudizi impropri se applicati alla comprensione dell’opera d’Arte.

3.1 L’Artista e l’Opera d’Arte non sono la stessa cosa.

4.1Il giudizio sull’Artista e quello sulla sua opera non devono coincidere, è improprio confondere i due piani.

4.2 L’Opera non appartiene all’Artista più di quanto appartenga al fruitore, eppure spesso capita che, se giudichiamo negativamente – poiché non teniamo conto di quanto si afferma al punto 4.1 - l’artista a causa della sua opera, lo stesso giudizio viene poi applicato anche a chi di quell’opera fruisce (cosa palesemente assurda).

(nota) E’ motivo di discussione se sia proprio o improprio contrapporre ad un’Arte alta (prodotto dello Spirito) accademicamente definita, un’arte bassa o popolare, prodotto artigianale o industriale e di consumo. Io non entro in questa discussione, ma cerco di dire che la musica pop (ed il rock, il jazz , il R&B, la new age etc. sono musiche pop, nel senso di “popular”) subisce un preconcetto critico in questo senso. Cioè, anche se il concetto di “pop art” è stato ormai sdoganato e la musica pop, come il fumetto, il cinema, la fantascienza e persino i videogiochi sono entrati ormai anche nei salotti buoni dell’intellettualismo più elitario, nel campo della musica popolare (ed in primis della musica rock) mancano un linguaggio critico e filologico, dei criteri di giudizio comuni, degli elementi di analisi condivisi e condivisibili, insomma tutto un armamentario tecnico che permetterebbe di passare dal discorso da bar, dal giudizio personale, dalla discussione tra fans ad un discorso teoricamente corretto. Questo non per dirimere ogni controversia o stabilire verità di fatto (ché non ci sono neanche in campo pittorico o letterario), ma per dare alla musica pop quella dignità culturale che, in primis dal mercato per interessi proprii, ancora le viene negato.

Affermazione:

“Filosofem” di Burzum è un bel disco.

Sebbene esprima temi, concetti e valori che io giudico non condivisibili resta un bel disco e questo è, quindi un buon motivo per parlarne.

Oggetto

“Filosofem” è il quarto disco di Burzum, pubblicato nel 1996 dalla
Misanthropy Records/Cymophane. E’ essenzialmente un disco di black metal anche se i riff sono particolarmente ipnotici e il suono si dilata in progressioni doom di un particolare gusto psichedelico. Il disco è uno dei più noti ed ampiamente recensiti di Burzum e, quindi, non credo sia necessario dilungarsi troppo in accurate disamine (che poi non è di questo che qui volevo parlare). Il mio giudizio critico è che, nonostante la semplicità delle linee melodiche e della struttura di fondo dei brani, - semplicità in parte occultata da un suono sporco e grumoso – il risultato musicale è assolutamente affascinante e straniante, capace di evocare un’atmosfera malata ma intrigante, un abisso di male che non puoi smettere di fissare. Certo non siamo di fronte ad un male spirituale di reale e profonda potenza metafisica, ma più di fronte a qualcosa di posticcio e horrorifico (anche se il suo autore con il male, quello vero, ci ha avuto a che fare), ma che mantiene, comunque una notevole capacità di seduzione. I temi di fondo sono quelli della mitologia nordica, ma da questi temi si sviluppa una tematica relativa alla purezza e supremazia della cultura e della razza nordica che attinge apertamente al nazismo ed al razzismo oltre che a tematiche esoteriche ed anticristiane. I 6 pezzi sono tutti mediamente lunghi, reiterativi e abbastanza lenti; il tentativo è quello di richiamare la maestosità e la purezza della natura (reale e mitica) del Nord. L’effetto è potente ma le tematiche suggerite rimangono espresse ad un livello epidermico e superficiale, la fredda e glaciale visione morale sottesa a queste musiche, la misantropia e la mancanza di ogni empatia verso l’Umano che dovrebbero spalancare alla vista gli abissi del MALE non sono mai realmente in grado di coglierne l’essenza ontologica (come riescono a fare artisti quali, ad esempio, Diamanda Galas o – in certi lavori - John Zorn).

nota sull’autore: Burzum è essenzialmente Kristian Vikerness, il quale coerentemente con il suo anticristianesimo ha cambiato il suo nome da Kristian a Varg, (ha usato anche lo pseudonimo Count Grishnakh). Il gruppo viene fondato nel 1988 (nasce come trio prima col nome Kalashnikov, poi Huruk-Hai ed infine dopo che Vikerness chiude la sua esperienza con gli Old Funeral, rinasce come Burzum e come progetto solista). I primi lavori di Burzum esprimono un violento black metal, i cui temi, oltre che dalle opere di Tolkien, sono influenzati dal paganesimo e dalla mitologia nordica. Burzum diviene presto un nome di punta del black nordico tanto da entrare a far parte del cosiddetto “Inner Circle”, una accolita di satanisti e fascistoidi dediti a raffazzonate e confuse visioni pseudo-culturali. Non intendo sottovalutarne la portata e la violenza degli esiti, semplicemente mi interessano poco e non è questo il luogo per una approfondita analisi del fenomeno. A noi interessa ricordare che è all’interno di questo gruppo e, pare, per la supremazia in esso che matura l’omicidio di Euronymous - Øystein Aarseth, musicista, produttore e figura chiave dell’Inner Circle – che, insieme all’accusa di aver incendiato alcune chiese, porterà Vikerness in carcere fino al 2009. In carcere Burzum ha potuto continuare ad incidere dischi ed a professare le sue idee. Oggi vive in Francia, continua a suonare e ad incidere dischi di altalenante valore ed a dire ciò che pensa – libertà che, per fortuna, è consentita a chiunque, anche all’ultimo dei cretini. Ultimamente ha rischiato di finire nuovamente in galera con sua moglie, ma questa è un’altra storia.

(nota n.2)

Il genio può albergare in un essere odioso, perverso, brutale , disgustoso, ottuso o, magari, banale, insignificante oppure moralmente deforme? La vita di tanti artisti è lì a rispondere a questa domanda. ( A scanso di equivoci, ribadisco qui che non considero in nessun modo Burzum un genio, trattasi di musicista di medio valore che emerge in un sottogenere ben definito e limitato, è solo l’occasione per fare un discorso che credo, qui, valga la pena fare). E, ancora, si può fare arte con temi sconci, perversi, schifosi o corrotti? Ma il problema vero è: come possono simili personaggi – e simili materiali - produrre opere in grado di commuoverci, guardarci dentro, svuotarci l’anima o anche solo farci sognare? E’ l’amore per le loro opere che spesso ci porta a perdonare o a provare a giustificare le mancanze di molti di loro. Ma la verità è che l’Arte è il territorio dell’Umano, l’Arte è fatta con la materia degli uomini: merda, sangue, piscio, sperma, sputo. Solo l’illusione della Bellezza può rendere sopportabile il guardarci nell’anima. Non siamo angeli caduti che anelano di tornare al Cielo, ma vermi che strisciano sul suolo e che alzano lo sguardo all’Alto con fatica e disperazione. Odio, perversione, crudeltà sono bisogni profondi come l’amore e la fraternità.

Affermazione:

Tutta l’Arte è Arte popolare.

L’Arte contemporanea ci dice chi siamo più dell’Arte del Passato che ci dice, soprattutto, chi siamo stati (sebbene tutta l’Arte sia Arte contemporanea).

La Musica è la forma d’Arte più astratta e metafisica.

Per questo io amo sommamente la Musica popolare e contemporanea.

Ideologie e Religioni, i Giusti, i Saggi e i Colti non amano quasi mai l’Arte popolare e contemporanea, e se la considerano lo fanno sempre in un modo spocchioso.

Conclusione:

Sono contento che Burzum incida i suoi dischi, è stato un bene che lo abbia potuto fare anche durante la sua detenzione. Sono contento che Vikerness sia staro messo in galera, è stato un bene che ci sia finito e c’è stato pure troppo poco. Ritengo Varg Vikerness un vero imbecille, ma Burzum è un buon musicista.

Conclusione n.2 (apparentemente fuori contesto), più dedicatoria

Caro lettore che hai avuto la pazienza di leggere questo mio lungo (troppo lungo) scritto, frutto di lascivo onanismo mentale, per ringraziarti ti lascio la mia ultima perla (o pirla) di saggezza: non siamo giusti quindi non siamo adatti per un mondo giusto; meglio essere felici in un mondo ingiusto che infelici in un mondo giusto.

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