Ed ecco che ci pensa il vostro punkettone di (s)fiducia a recensirvi una bellissima raccolta di un grandissimo gruppo, alla faccia di chi si intestardisce a recensire album dei quali ormai si sa davvero tutto. Il disco in questione ha forti tendenze pop, ma pop di quello sano, e non malato come quello che ci propone mamma mtv 24 fottute ore al giorno, è un pop penetrato da un punk che rende il tutto un mix davvero irresistibile, sono i Beatles che incontrano gli Stooges e utilizzano quella attitudine che si era venuta a creare alla fine degli anni 70 creata da quel puzzone di Rotten e compagnia bella.
I Buzzcocks sono originari di Manchester, e si formano all'inizio del 76, erano il lato melodico della prima ondata di punk britannico, le loro melodie erano cristalline, venivano unite alla voce davvero scazzata, alle chitarre aggressive e a delle liriche intelligenti e argute che facevano riferimento al mondo adolescenziale e alle sue frustazioni. I Buzzcocks influenzeranno generazioni di musicisti a venire, non solo in ambito punk, ma in molti altri tipi di musica. Il loro suono esuberante servirà da modello insieme all'esempio fornito dagli americani Ramones a creare l'ondata di punk che dominerà l'universo musicale degli anni 90 che dura ancora fino ad oggi. I Buzzcocks al contrario di gran parte dei gruppi punk, non entreranno mai in ambito politico, e affronteranno sempre tematiche di livello adolescenziale, usando dei testi espliciti, che verranno poi censurati (come nel caso di "Ho Shit!"). La loro principale caratteristica, infatti sarà propio la capacità di trasferire tutta la cruda energia e la rabbia del punk all'interno di strutture pop da tre minuti scarsi.
Il primo nucleo della band nasce dall'incontro tra Pete Shelley e Howard Devoto, entrambi studenti, i due hanno in comune oltre a una viscerale passione per Velvet Underground e Stooges anche un particolare interesse per la musica elettronica, in particolare per le sperimentazioni di Brian Eno e nel krautrock dei Can. Ma in quel periodo la band non si muoveva ancora dentro un panorama musicale ben preciso, e ci vollero i Sex Pistols per indicare la via al gruppo di Manchester, folgorati dall'irriverenza e dalla rabbia del ben più famoso gruppo londinese Shelley e Devoto tornando alla loro città natale decidono di creare un gruppo punk. Reclutano Steve Diggle al basso e John Mather alla batteria e per portare a compimento il loro progetto organizzano un concerto di spalla propio ai Sex Pistols a Manchester. In seguito verranno invitati a fare parte dell'anarchy tour, e poche settimane più tardi entrano in studio con i pochi soldi che Shelley si è fatto prestare dal padre, per registrare l'ep "Spiral Scratch", primo disco autoprodotto dell'era punk e prototipo del D.I.Y.(do it yourself) che segnerà profondamente il modo di rapportarsi all'industria musicale, dando il via a numerose realtà indipendenti. In seguito Devoto esce di scena e andrà a formare i Magazine, formazione decisamente più vicina al suo background musicale e culturale. Quindi la formazione cambia leggermente con Shelley che passa al canto, Diggle alla chitarra e Smith momentaneamente al basso, con questa formazione vengono pubblicati due singoli, contenenti due loro inni inseriti poi in questa compilation: "Orgasm Addict", censuratissima e vero inno al piacere, e la più ortodossa ma non per questo meno importante "What Do I Get". Quindi è il momento di "Another Music In A Different Kitchen" importantissimo disco punk registrato nel 78. E, benchè sia stato spesso sottolineato come i Buzzcocks abbiano espresso il meglio di se propio nei singoli, che per precisa scelta ideologica non venivano mai inseriti nella track list degli album, per non costringere i ragazzi a comperare per due volte la stessa canzone, bisogna dire che questo album merita davvero tanto almeno quanto la raccolta che sto recensendo.
La band rientrerà in studio solo pochi mesi più tardi per incidere "Love Bites" che contiene la bellissima "Ever Fallen In Love", e nel 79 con l'album "A Different Kind Of Tension". Ma secondo me è con questa raccolta "Singles Going Steady" uscita nel 79 che si riesce a capire veramente il potere musicale che aveva raggiunto il gruppo inglese, non mettendo mai i propi singoli all'interno degli lp essi vennero inseriti qui dentro, perciò, anche se questa è una raccolta è anche l'unico modo per ascoltare tutte le perle create dai Buzzcocks, (dato che i singoli sono praticamente introvabili), perle di una straordinaria bellezza, canzoni tra le più belle che la mente umana ha mai prodotto nella storia della musica, e potrete testimoniare dopo avere ascoltato le varie "Promises" col suo ritornello facile e sentimentale, per poi passare alla più complessa e vagamente psichedelica "Everybody's Happy Nowaday" o da "Harmony In My Head" col suo riff duro, o dal boogie decadente di "Something Going Wrong Again", la simpatica "Lipstick"e da tanti altri brani classici, che hanno fatto di questa band davvero un mito. Forse l'unica pecca di questa raccolta è la mancanza di "Boredom" e "Sixteen Again", brani che a mio avviso andavano aggiunti per la loro bellezza, ma questo sicuramente non va ad intaccare assolutamente il capolavoro che è questo ciddi.
Il gruppo quindi in preda alla stanchezza e grazie anche ai forti dissidi interni si scioglierà nell'81, tornerà in attività più avanti e fino ad oggi, ma in tono minore e con una line up rimaneggiata che pubblicherà altri album non degni di nota.
In conclusione che dire, una band che merità davvero tantissimo, sicuramente più del riconoscimento che gli viene dato, e alla quale molti gruppi che nasceranno dopo devono la propia vita. Con questo spero di non avervi annoiato, adesso se volete potete tornare alle recensioni di "In Raimbows" e "Nevermind".. sempre se lo volete.
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