Camera Obscura – My Maudlin Career

(4AD, 2009)

Se ti adora(va) John Peel. Hai suonato nelle Session di Radio BBC 1 al pari di Led, Doors, Hendrix, Pink e Joy Division, solo meno delle trentadue volte dei The Fall. Poi, John ha detto che “Teenage Kicks” è la più bella canzone sempre e aveva ragione. Peel, “slowely”, era uno serio.

Se Ivo Russell-Watts ti vuole sotto l’egida della 4AD. Per la sua label incidono Pixies, Cocteau Twins, Dead Can Dance e s’inventa i This Mortal Coil per fargli cantare cover di Tim Buckley e Big Star.

Se vieni comunemente associato al Pop acustico e da camera degli “burnessianamente” eccellenti Belle & Sebastian e Stuart Murdoch stesso finisce per farti da produttore nel tuo album di debutto.

Se anche “c’è del marcio in Danimarca”, se anche c’è del “marcio” in Johnny, se anche “la frutta fresca viene scambiata per verdure marce”, bhé, c’è sicuramente del buono nel sestetto dei Camera Obscura, scozzesi di Glasgow, creaturina della cantante cristallina, chitarrista polverosa, nonché cantautrice rétro, Tracyanne Campbell.

Il loro sound è Twee pop, sottogenere bubble-gommoso dell’Indie pop. Estensori di un amalgama prevalentemente Country Pop, cotonata, ricca di nuance. Indie Pop cameristico, con orchestrazioni di archi e, anche, fiati, con ritmiche vicine al Jazz, con un qualche ascendente Motown. Epigoni dei Belle and Sebastian e, in parte, degli Stereolab, hanno venerato/amato Van Morrison ed interiorizzato il songwriting più romantico di Paul Simon. Sentimentali e dolci, ma con grazia raffaellita. Un gusto per il passato, lusinghiero, posto come un sigillo sul braccio e sul cuore. La resa audio stessa è retrò. La voce della Campbell viene da lontano. Distante. Antiquata. Da un grammofono quasi. Eppure pesa quella voce aeriforme.

Il nome, Camera Obscura, en passant, più che omaggiare Nico, rinvia al singolare marchingegno, di fine ottocento, a lenti e specchi, che proietta tutta la città di Edimburgo, all’interno dell’Outlook Tower, su di un soffitto orizzontale. Così la loro musica, rarefatta e tattile al contempo, si alimenta di proiezioni, movimento e giochi di immagini tra sogni rapidi e dormiveglia pigri ed oziosi. Con tanto Sehnsucht. Sehnsucht è la parola chiave. E Romanticismo. Sì. Ricerca di qualcosa di indefinito, brama di desiderare, e malattia di un doloroso anelito. Novalis, Van Morrison e Minnie di Topolino. Questa è Tracyanne. Nel buio, la densità di parole bisbigliate, sussurrante alla luna. Un po’ sempre verso la sacra e ineffabile notte.

La sua voce è come carica di melismi acerbi. Struggente. Immancabilmente. Strappa, estorce sensazioni languide. Ogni canzone si confà a questo stile elegante, con uniformità (forse è un limite), con intensità (forse, a volte, opprimente), con varietà (nella coerenza, appunto, che è necessario attribuirgli).

Carey Lander, tastierista, si distingue nel tratteggiare gli umori umbratili, i tormenti ed i desideri incessanti. Torridi e vaporosi, nell’ordine. E nel disordine. Purtroppo lei, nel 2015, a soli 33 anni, morirà a causa di un tumore osseo, senza aver rinunciato, fino all’ultimo, alle affaticanti performance live.

La batteria di Lee Thompson è quadrata e fa sempre perfettamente “quadrare il cerchio” delle composizioni.

Merita tra queste, tutte peraltro pregevoli, la massima attenzione l’incipit dell’LP, “Franch Navy”, il loro singolo più bello e caratteristico. Non a dispetto dei sensi, ma attraverso di essi, consegna subito qualcosa di sublime. Affatto rattrappito

Poi “Swans”, eterea, e “Careless Love”, invece, “amore senza cura” che certo fa soffrir tantissimo la cantante che come un usignolo si tuffa su una rosa bianca.

Away With Murder” gonfia di veli e lontananze, viaggia tra rarefazione e struggimento, dove, in apparenza, si compie.

Un’intensa impronta lirica giace dentro semplici forme drammatiche-narrative. La Campbell è una scrittrice confidenziale che combatte lo spleen con un certo romanticismo vagante e ramingo, con testi che allineano viaggi e cuori infranti soprattutto, concorsi e sostenuti da amene melodie per ballate e canzoni uptempo.

Il Pop lussureggiante da camera (buia, oscura) di “My Maudlin Career”, che replica “Out In The Country”, del 2006, va certamente promosso (con almeno 3,5 stelle). Si rivelerà sufficientemente subliminale da condizionare almeno il vostro ascolto successivo.

“Quale cosa tu porti sotto il manto

Che con forza invisibile

Mi penetra nell’anima?” (Novalis o Campbell)

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