Il ricordo. Una figura più o meno lontana che si annida da qualche parte nel senno dell’uomo. Il ricordo che è un’evocazione voluta o sciagurata del passato. Il ricordo che fa sorridere, arrabbiare, inquietare…e talvolta, a dir poco, capire. I disegni del passato si annidano in ogni dove, celati su pellicole, carte, nastri, fotografie; e più spesso tra le ugole dei nostri simili. Le storie di ieri immettono una testimonianza nella ragione umana, che invecchiando diventa ricordo. Ecco dunque riesumato un sonoro album dei ricordi, introdotto da un solingo giro di fisarmonica e dal battito delle mani che accennano il tema Bella ciao, prima che i fantasmi di Modesta Rossi, Licio Nencetti, Pio Borri, e tutti gl’altri eroi della Resistenza Italiana, facciano capolino dalle note di quest’affresco musicale che tinge un’Italia violentata, umiliata, oppressa dalla dittatura nazifascista, e dai suoi ideali di predominio, eroicamente contrastati dalle azioni partigiane. Il clima è crudo, tragico, straziante e soprattutto tradizionale, nel senso che in un’ora di musica gli elettrofoni restano soltanto un’ipotesi. Al loro posto s’insinuano chitarre acustiche, violini, fisarmoniche, e tutti quegli strumenti in grado di plasmare un ambiente genuinamente popolare. Il tutto è raccontato senza i noti intrugli poetici che caratterizzano la canzone d’autore; il linguaggio è dunque piuttosto semplice, talvolta addirittura elementare, quasi volesse enfatizzare i toni diretti e potenti del racconto orale, come se le parole fossero dettate da un eroe di guerra, o da un vero e proprio testimone oculare. Le quindici tracce narrano dunque delle disperate e coraggiose opposizioni dei ribelli contro il totalitarismo, ecco perché la lode alla bandiera rossa, o la reazione contro il servilismo padronale, non possono essere considerate un pretesto di corruzione nei confronti dell’ascoltatore, vale a dire un’esortazione verso un certo orientamento politico, primo per la veracità delle fonti storiche, secondo perché il disco inneggia qualcosa di molto più grande: l’esaltazione dei diritti umani, la disperata ricerca di una libertà che potrebbe condurre l’uomo verso un futuro migliore.

Ma è mai esistito questo futuro migliore? Quella dimensione che ora è divenuta presente, e che si offre allo sguardo di ognuno di noi? La risposta, com’è logico, è puramente soggettiva. Ma se da una parte potrebbe essere appagante criticare la gestione politica e sociale del presente, dall’altra non si dovrebbe commettere l’errore di biasimare il passato, giacché in esso sono custodite le molteplici storie di quelli che lottavano nella speranza di regalarci una Bella Italia.

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

(Piero Calamandrei. Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 Gennaio 1955)

Federico “Dragonstar” Passarella.

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