1)

Il problema con Cat Stevens era che lo associavi a quei tizi che giravano sempre coi vestiti giusti, accompagnati da fanciulle quasi bionde che sarebbe più esatto, e più appropriato, definire biondine.

Non era però colpa del nostro simpatico gatto se quella era gente molto “oh baby, baby it’s a wild world”, lui si limitava a scrivere canzoni.

E quelle canzoni erano semplici e bellissime...e l’acqua, si sa, la bevono tutti, specie se limpida e chiara...e il sole, beh il sole non stiamo neanche a parlarne..

In ogni caso, quella gente la si incontrava, oltre che a scuola, in quelle festicciole collinari alle quali eravamo ammessi in virtù della bellezza/splendore di alcuni dei miei pards.

Noi si arrivava sempre tardi, sussiegosi e sdegnati, con quell’aria del tipo “è chiaro, fottuti stronzetti, che vi facciamo un favore a esser qua”.

Ah avreste dovuto vederci, o meglio avreste dovuto vederli, che io di splendore allora ne avevo poco o punto.

Gli splendidi erano: Orsetto, che allora tutti chiamavano allodola in virtù del suo famoso e pensoso ballo da fermo; Talco, che anni dopo si fece immortalare in un servizio fotografico dove mostrava tutto il suo splendore wave; il maestro Urbani, che, giuro, assomigliava a Jim Morrison in meglio.

Ecco Cat Stevens mi fa venire in mente, di primo acchito, cose così.

Ma mentre Orsetto e compagnia cantante il nostro simpatico Gatto lo schifavano senza se e senza ma, io lo adoravo, anche se magari solo un pochino.

E oggi penso, e in nuce lo pensavo anche allora, che ci sono artisti, tipo il Gatto e tipo Battisti in Italia. che (cazzarola!!!) piacciono a tutti. E immagino sia così per quelle cosucce tipo minimo denominatore comune dell’emozione o comitati di base delle epifanie.

E anche tu, caro amico rock vattelapesca, se ascolti il Gatto (o il Lucio nazionale) ci caschi…magari non lo dici, ma ci caschi…e non dire di no, so di cosa parlo…

2)

Che poi mi vien in mente il re magio ( o se preferite mio cognato) che un giorno che eravamo depressi ci portò una palla, una di quelle smontabili in tanti dischetti.

Tipo, fate conto, quei giochini fighi per bimbi piccolissimi che vendevano ( e forse vendono ancora ) nelle farmacie.

Ecco, il bello era che quella palla la potevi smontare e rimontare come volevi, e proprio quello ci mettemmo a fare, trasformandola in tutta una serie di oggetti volanti non identificati.

Poi mio cognato, ripassando di li, prima sorrise, poi rimontò la palla.

“Potete fare quel che volete, ma una forma così perfetta non la trovate”

Io, a dire il vero, preferivo gli ufo e con mio cognato ci litigai persino un po’…ma sotto sotto sapevo che aveva ragione...

Ecco fate conto Cat Stevens è (era) quella palla…

E la palla è la cosa più semplice del mondo... e la semplicità è elegante, lo diceva anche il filosofo del rasoio...

3)

“Mica devi vergognarti della semplicità delle tue canzoni...” disse una volta il regista Hal Ashby al nostro amico gatto. E aggiunse “son belle per questo”

I due lavorarono insieme in “Harold e Maude” di cui Cat Stevens fece la colonna sonora...

Il film racconta di Harold, ricco rampollo annoiato che inscena finti suicidi e partecipa ai funerali per hobby...e di Maude, arzilla ottantenne che dice sempre quello che pensa e ha il dono di trasformare la poesia in azione.

Il loro incontro come ogni incontro (se davvero è un incontro) opera profonde trasformazioni...

Tra humor nero (Harold) e tutta una serie di piccole luci (Maude) il film è un incanto dall’inizio alla fine e le musiche del gatto ci stanno benissimo.

I mmagini e canzoni sono due specchi che si rimbalzano un fottuto e dolcissimo raggio di luce…

4)

Quelle del gatto sono canzoni del mattino…

E il mattino vien dopo la notte, ma qui non sembra…

Quello del mattino dopo la notte è Nick Drake...

Il gatto è il mattino e basta…

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