Oltre due mesi che non scrivo una recenzia sul nostro sito.
Complice l'abulica ed uggiosa giornata autunnale di punto in bianco mi vengono in mente i Cathedral di Lee Dorrian; band erede del suono Sabbathiano e che ben si addice al grigiore odierno delle mie vallate.
Supernatural Birth Machine è il quarto parto discografico degli inglesi; a detta di molti il loro capitolo meno riuscito...ma dai non scherziamo!!
Ok io sono di parte, schierato da sempre nel venerare e lodare tutto l'enorme lascito discografico dell'oscura cattedrale.
Non siamo a livelli dei precedenti capolavori dei primi anni novanta, ma l'album in questione è un signor disco che condensa in poco meno di sessanta minuti Heavy-Hard-Stoner-Doom.
Per la prima volta dalla loro nascita la formazione è la medesima del disco precedente; ci troviamo quindi di fronte ad un quartetto rodato, che sa dove dirigersi e colpire a fondo.
Batteria e basso garantisco una poderosa base d'azione, fornendo l'ideale ed incisiva spalla alla chitarra di Garry Jennings che costruisce in tutti i brani una quantità mai così elevata di riff ed assoli. Brucianti note che si uniscono in una sorta di abbraccio mortale nei riguardi del canto declamatorio, sempre ispiratissimo e spiritato, di Lee.
Un veloce intro dal sapore prima vetusto e poi bucolico che lascia immediato spazio al crudo assalto del primo vero brano della raccolta.
"Are You Ready, Are You Ready..." sono le prime parole urlate dal vocalist nell'introdurre Urko's Conquest: dinamitarda esplosione di dirompenti suoni per i successivi quattro minuti. Cedendo il macilento testimone alla lenta pesantezza di Stained Glass Horizon; Space-Rock alla maniera dei Monster Magnet con una coda finale che vira dalle parti del Sabba Nero...il mio pezzo preferito.
Produzione bella grezza, a tratti sporca. Minime sovraincisioni in studio. Il merito è della label "Earache Records" (sempre sia lodata anch'essa).
Quello che cerco da un album dei Cathedral.
I rimanenti brani scopriteli da voi; troverete sicuro godimento.
Ad Maiora.
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