Si può dire che un passo generazionale si è completato e che l'influenza di maestri contemporanei (tutt'ora in attività) comincia a farsi sentire in schiere di allievi più giovani.

I Catherine Wheel fanno parte dell'organigramma dell'indie-rock britannico, ma al tempo stesso si stagliano sullo sfondo di questo ampio scenario per alcune rilevanti peculiarità. L'allusione all'architettura gotica medievale contenuta nel nome suggerisce un ipotetico profilo stilistico: globalmente leggibile come un progetto Gothic Rock queste musiche sono in realtà qualcosa di più policromatico, parafrasando il titolo dell'album.

La matrice del suono è post-Manchester, rock denso e corposo, con gli Stone Roses come primo riferimento. L'unione di melodie delicate e chitarre distorte stile Wall of Sound dimostra che l'insegnamento di The Jesus And Mary Chain di "Darklands" e "Honey's Dead" è stato assimilato alla perfezione, essendo altresì l'opera in esame un diamante non più grezzo, ma finemente intagliato che riluce della malinconia romantica dei più recenti Cocteau Twins (leggiadri ed eterei) e Cure  (guitar-driven e in perfetto equilibrio tra grandi spazi e intimità).

I vari episodi accentuano ora l'una ora l'altra componente: l'indie rock con le coloriture del dream-pop si può apprezzare in "I Confess" e "Half Life", in altri casi le partiture armoniche sono più estese e imponenti, come accade in "Pain", uno dei migliori episodi dell'album (in cui riecheggia il rock ampio e spaziale di "From The Edge of The Deep Green Sea"), o in "Strange Fruit"; la perfetta simbiosi architettonica tra i vari elementi viene raggiunta in "Brocken Head": drumming cadenzato, potente in perfetto post-wave style (alla "Bullet The Blue Sky"), una melodia suadente che richiama i Ride di "Chrome Waves", e il mood space-psichedelico che caratterizza i migliori Spiritualized.

Forse lo sperimentalismo della suite "Ursa Major Space Station" si attesta sullo stesso (alto) livello, in questo caso allo space rock onirico si unisce l'elettronica di impronta ambient-dub. Tra rock britannico entrato ormai nella dimensione della classicità iconica e (più o meno) nuovi suoni pertinenti sfere stilistiche diverse (dub elettronico, shoegazing, nuova psichedelia...) i Catherine Wheel dimostrano una notevole padronanza nella lezione appresa dai vari antesignani, nonché un'ottima abilità nella sistemazione dei vari elementi (post-wave, dark, rock gotico) nella loro architettura stilistica, essendo forse, tuttavia l'apporto originale l'elemento più limitato, e (per il momento) limitante: a mio parere le potenzialità ci sono, la bellezza scultorea di quest'opera ne è la più evidente testimonianza, resta da attendere che il tempo fluisca "in levare" eliminando inutili scorie e liberando del tutto il talento di questi musicisti e la bellezza di queste Canzoni.

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