Il mare sanguina al tramonto.

Mille e più onde, mille e più vite si infrangono sul filo di scogli affilati come rasoi.

… Riuscire a piangere è una benedizione…

Il mare, le sue viscere rimestate dalla danza sconnessa di bordoni elettronici che si ricominciano dalle loro fini.

Ritrovo ciò che inizia e la parola che finisce.

Mare pieno di corpi, di suoni dissonanti, di santi e di maghi affogati in gorghi faustiani.

Ossa mormoranti, pietre frantumate, elettrici loops che grondano carne.

Terre successive. Abissi, abissi, abissi.

L’ organo di Sakamoto inchioda i flutti ai relitti della memoria.

Specchi deformanti. Correnti, correnti, correnti.

I riverberi chitarristici di Willits riempiono i polmoni.

Ela fine?!” chiede l’affogato.

Spasmi muscolari, mulinelli gonfi di tempeste. Rimpianti, rimpianti, rimpianti.

Espressionismo ambient, sdegno furioso, arterie frantumate…

… Calma.

Corpi che fluttuano con le sorde iniquità dei mari.

Deriva, una deriva senza fine.

Voglio solo essere felice!” pensa l’affogato chiudendo gli occhi.

Cappi, corde, forche. Pesci, pesci, pesci coloratissimi.

Ela fine” risponde l’oceano di fuoco.

… Riuscire a piangere è una benedizione…

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