Alzi la mano chi non ha mai pensato di variare in modo vario le Variazioni Goldberg (silenzio, vento, balla di fieno che attraversa la stanza). Io sì. Avevo pensato di farlo negli anni Novanta, quando registravo il suono di massa del frigorifero.
Però a diciannove anni le cose le vivi un po’ così: a metà strada tra la prospettiva di un musicista strano, povero e incompreso e l’alternativa del ragazzo della discoteca, come una sorta di titolo di un film di Nino D’Angelo. L’equilibrio è una sorta di chimera; lo squilibro è la certezza che la chimera è una parola buona per qualche aria intonata da Mario del Monaco.
Non penso sia il caso di scrivere tanto sulle Variazioni Goldberg, gli intrighi matematici che si rincorrono in una sorta di astrofisica divina, dove numeri e Dio si allineano, formando cerchi, combinazioni, geniali giochi di prestigio. Oppure quella storia, più o meno verificata sul Conte insonne che invece di prendersi una valeriana si fece commissionare musiche per dormire, o la più recente diceria che a scriverle sia stata la moglie.
La letteratura di genere ne parla da quando, qualche secolo fa, è stato riesumato dalla polvere, diventando icona, compositore divino, quello del Mondo di Quark.
E neanche su Bach mi dilungherei: genio per quanto possa essere, la sua storia mi innervosisce: le sue battle all’organo, le spiate a Buxtehude, quei “samples” sgraffignati dal repertorio profano (italiano soprattutto). E poi questo genio “ben temperato”, maniacalissimo, perfetto. Troppo perfetto. Maniacalmente perfetto. Preferisco immaginarlo mentre ci dà, ripopolando mezza Sassonia.
Il mio progetto sulle Variazioni era immaginato come un processo graduale disintegrante, partendo dal suono pulito dell’Aria e arrivando all’Aria del “da capo” completamente sgretolato. Non mi convinceva il fatto di arrivare sgretolato e ripartire pulito. Non chiudevo il cerchio. Poi ho pensato che mica ero Alvin Lucier e che a disintegrare, un giorno, avrebbe fatto di meglio William Basinski e dei miei 19 anni ho il ricordo di feste romaparioline sulle note di “Please don’t go” con le ragazze di Non è la Rai.
Claudio Rocchetti, qualche anno fa, ha messo mano, con non poco coraggio, alle Variazioni Goldberg.
Rocchetti è una punta di diamante italiana del genere lofamostrano le cui collaborazioni spaziano da Valerio Tricoli a Jukka Reverberi; caposaldo di un percorso che ha avuto un inizio, un seguito ma tutti ci chiediamo, esattamente, verso quale fine andrà.
Ma a noi delle chimere poco ce ne frega e ci soffermiamo su questo interessante compendio di feedback e analogie distorte, dove tutti i canovacci maniacali, i rapporti, le conseguenze del numero di battute di J.S. Bach vanno letteralmente a farsi benedire; le variazioni sono tranciate e diventano quasi un pretesto ludico per giocare un po’, creando mash-up e collage sonori da vecchia scuola.
L’aspetto che mi fa piacere Rocchetti rispetto ad alcuni suoi contemporanei è che sembra letteralmente uscito da “Ethika fon Ethica” di Franco Battiato, quando negli anni Settanta girava manopole analogiche e scansava sedie lanciate dai pochi intervenuti.
Se a tutti è chiaro dove Battiato sia andato, di lì a breve, nel caso di Rocchetti, la scarsa attitudine “pop” e la – mi perdoni – incertezza estetica e conoscitiva, lo tengono in un limbo, come dire, “incerto” e a tratti poco consapevole di cosa e come lo sta facendo. Probabilmente, per fare il “passo avanti” non è sufficiente la ricerca del suono, audiocassette, grovigli di cavi e manopole, ma diventa urgente anche la consapevolezza di ciò che si sta toccando, quel “a chi giova” che non disturberebbe di certo.
E poi ho smesso di dire “bravi ragazzi in prospettiva” che questi sono tutti cinquantenni con la sciatica. Ma questo non preclude il fatto che penso di comprare il vinile, perché a latere delle considerazioni, l’ascolto di questa opera mi ha rimandato all’interno di uno scenario apocalittico dove tra le macerie di un olocausto nucleare, tra le macerie si sente da lontano, il suono di variazioni rotte.
E quella chimera arrivata come peggio non poteva arrivare.
Le Variazioni Goldberg di Rocchetti le potete ascoltare e/o comprare qui:
https://kohlhaas.bandcamp.com/album/claudio-rocchetti-goldberg-variations
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