Pochi cazzi: Debbì ha bisogno di musica estrema, estrema e possibilmente fresca, e io dopo aver latitato sul fronte per troppo tempo ormai mi sento in dovere di smerdare l'home con questo EP nefando scoperto assolutamente per caso.

È che io c'ho un debole per l'illustre scuola Grind del Sud-est asiatico, specifically per i maestri singaporiani noti ai più come Wormrot: e su questa roba, a quanto pare, ci suonano e cantano tutti tranne il grande guitar hero Rasyid, sapientemente sostituito da Faizal dei malesi Tools of the Trade (...). Sapete qual è il bello dei Wormròt? Che, con la parziale eccezione dell'ultimo Voices, dove forse si sono un po'rammolliti, più ascolti un loro dischello, più lo faresti girare: e questo Code Error si attiene alla regola. Parte come un bulldozer Sludge medal, per sprigionare poi tutta la sua fottuta potenza GRIND. Una randellata oscura e ricolma di pece, forte di contaminazioni sludgiose, col solito Arif che dietro il microfono fa proprio quel cazzo che gli pare.

Arif che ha pure ideato la copertina, faccia zoomorficamente vandalizzata in classico stile Wormrot, per un EP da sette canzoni in dieci minuti e mezzo, chiamate 0, 1, 2, 3, 4, 5 e - indovinate un po'? - 7... anzi 6.

Divertissement calorosamente consigliato per chi vuole sfanculare l'estate che finisce.

Carico i commenti...  con calma