Mi sono svegliato presto questa mattina; come da mia consolidata abitudine. Le condizioni meteo non sono delle migliori con nuvole sparse e possibilità di pioggia dal primo pomeriggio. Da giorni ho in programma questa nuova ascensione tra le mie montagne e niente potrà fermarmi; faccio una buona colazione e alle ore 8 esco di casa. Subito mi avvolge una temperatura già da autunno inoltrato: l'altimetro mi dice che ci sono 10 gradi ma il freddo non mi spaventa.
Raggiungo la borgata di Asparedo ed abbandono la strada asfaltata per buttarmi in un sentiero ben segnalato nel bosco, che sta iniziando ad assumere quei colori tipici della stagione. Devo prestare attenzione perchè le foglie cadute costituiscono un'insidia al mio procedere, rendendo il sentiero infido e scivoloso; mantengo in questo modo un buon passo, senza esagerare perchè il tragitto odierno è molto lungo. Eccomi arrivato a Vallesone dove effettuo la prima breve sosta, liberandomi del piumino indossato: inizio ad avere caldo nonostante l'aria decisamente frizzante.
Visto le non buone condizioni dei sentieri ricolmi delle molte foglie cadute decido di proseguire sulla strada carrozzabile che mi consente di arrivare all'Alpe Lusentino intorno alle ore 9.30. Purtroppo la visibilità non è delle migliori ed iniziano a crearsi le prime nuvole che vanno ad avvolgere le montagne sopra di me; per il momento del tanto atteso sole nemmeno l'ombra e sarà così in pratica per tutta la durata dell'escursione. La comoda strada si interrompe qui e non resta altro da fare che riprendere il sentiero che per il momento attraversa dei prati privi di alberi e posso procedere senza problemi. In rapida successione mi lascio alle spalle gli alpeggi di Foppiano, Torcelli e raggiungo Casalavera a 1600 metri di altezza; l'altimetro mi dice che siamo scesi a 5 gradi ma non mi accorgo del freddo. Sono abituato a simili temperature che in tutta sincerità adoro; sono nato tra queste immense montagne. Il freddo e la neve sono di casa qui in Ossola, da Ottobre fino a tarda primavera.
Altra breve pausa per mangiare una barretta energetica e bere dell'acqua a dir poco ghiacciata!! Mi accorgo che poche decine di metri sotto di me una persona sta salendo il medesimo sentiero; decido di attenderla. Per qualche minuto procediamo insieme poi le nostre strade si separano perchè lui prende per il Moncucco, mentre io inizio a percorrere la cresta che nel giro di un'altra mezz'ora mi porterà al Colle del Pianino. E' il tratto più a rischio perchè ora il sentiero si dirige verso nord e devo percorrere dei tratti gelati con una buona quantità di scivolosa brina; occorre prestare la massima attenzione perchè sono in cresta e sotto di me si aprono degli strapiombi di qualche centinaia di metri.
Ecco ci sono vedo la Cappella votiva che segnala il mio arrivo al Pianino; sono sullo spartiacque fra due importanti vallate. A sinistra la valle Antrona e a destra la Valle Bognanco. Purtroppo la nebbia non mi consente di "binocolare" le cime della zona, che in alcuni casi raggiungono e superano i 3000 metri; ancora un'occhiata all'altimetro che mi conferma di aver raggiunto la quota di 1620 metri. E mi dice anche che la temperatura esterna è scesa a soli 3 gradi; sono le ore 11 in punto. in tre ore ho superato un ampio dislivello ed ora mi attende la discesa; deciso di scendere dalla parte della Valle Bognanco per un sentiero nemmeno troppo segnalato. Per questo motivo un paio di volte mi vedo costretto a tornare indietro, avendo perso la traccia della strada da percorrere; con calma riesco a ritrovare la giusta via, attraversando un paio di alpeggi ormai abbandonati.
Con la veloce discesa due sono le cose che migliorano: la visibilità perchè mi sono lasciato alle spalle la nebbia e la temperatura che finalmente ricomincia a salire, anche se non supererà mai i 10 gradi. Il sentiero attraversa secolari boschi di castagni, faggi e larici; incontro un buon numero di persone intente a cercare funghi ed appunto castagne. Un'ora di discesa e mi ritrovo nella frazione di Pioi, nel comune di Bognanco; sono sceso di quota fino a circa 900 metri di altezza. Qui decido di fare la sosta più lunga per gustarmi per il pranzo ben due panini; ho così il tempo per riconoscere davanti a me l'imponente e familiare sagoma della Cima di Lariè, la Cima di Camughera, il Passo del Monscera che collega l'Italia alla Svizzera.
Non posso fermarmi troppo, anche perchè le previsioni meteo danno pioggia dal primissimo pomeriggio; come si usa dire dalle mie parti "cià che numa, ghè mia temp da perda". Traducendo si potrebbe dire: gambe in spalla e pedalare ad un buon passo; ed è quello che faccio. Mi ributto nel bosco per l'ultima parte della lunga camminata; ancora alpeggi questa volta molto ben tenuti come il suggestivo agglomerato di poche case che prende il nome di Pontasca. Continua la discesa, molto più dolce rispetto alla prima parte ed eccomi in un altro luogo da cartolina. La meravigliosa località di Bei ancora abitata per tutto l'anno da qualche famiglia; la stanchezza inizia a farsi sentire e le gambe invocano una nuova breve pausa. Soddisfo questa loro esigenza ma non posso concedermi troppo tempo perchè nuvole minacciose si stanno addensando verso Domodossola.
Esco dal bosco e per poche centinaia di metri devo ripercorrere la non troppo amata strada asfaltata; ancora tre, due, una curva ed un breve rettilineo. Vedo il nero tetto della mia abitazione; sono arrivato a Maggianigo, il mio borgo e sono le ore 14 trascorse da pochi minuti.
Un lungo giro ad anello dove avrò percorso una ventina di chilometri; non mi sono minuto di smartphone e ne consegue che non ho ascoltato nulla di musica. Solo ed in silenzio per ascoltare meglio il respiro, i rumori unici ed irripetibili delle mie montagne...ed i silenzi infiniti.
Escursione in solitaria, come quasi sempre mi accade, avendo il tempo di pensare e di dedicare questo mio miserrimo scritto ad un amico di recente scomparso, che come me amava questi luoghi....A te Nunzio, amicone mio...
Ad Maiora.
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