Anche se il suo nome non dice molto all'uomo della strada, Samuel Conlon Nancarrow è stato uno dei più grandi compositori americani del xx secolo. Vi basti sapere che Ligeti lo considerava il migliore della sua generazione. Nato a Texarcana, Arkansas, nel 1912 e morto nel 1997 a Città del Messico, Nancarrow è rimasto ignoto all'establishment musicale per decenni. E' stato rivalutato verso il 1980 e da allora fino al giorno in cui morì, molte sono state le opere a lui commissionate.
I motivi di tale oblio si possono brutalmente riassumere in due punti: 1°: Conlon non era il tipo di persona che scende a compromessi. 2°: la sua musica è mooooooolto complessa. Entrambi i punti vanno spiegati con qualche cenno biografico.
A quindic'anni Nancarrow imparò il jazz ascoltando Louis Armstrong e Bessie Smith. Iniziò anche a comporre. Divenne trombettista, provò a mettere insieme una band ma non riuscì ad imporsi. Aveva le sue idee fisse su melodia, armonia e ritmo ma agli altri musicisti non andava a genio lui, figuriamoci le sue idee. Nancarrow non ci pensò due volte e li mandò a quel paese... Che volete, era fatto così... Pensate che nel 1934 Arnold Schoenberg, appena espatriato a causa delle leggi razziali, trovò asilo nel conservatorio di Boston. Nancarrow in quel periodo studiava in quella città ma non volle incontrare il maestro austriaco. Per lui la musica dodecafonica era un vicolo cieco, un modo di comporre che non portava da nessuna parte. In particolare la produzione di Schoenberg lo annoiava a morte. Meglio Webern, piuttosto. Per quale motivo avrebbe dovuto incontrarlo? Insomma Conlon se ne stette per i fatti suoi... Così almeno raccontò lui. La versione di Helen Zimbler, sua prima moglie, è diversa. A sentire lei, Nancarrow conobbe Shoenberg e studiò sotto la sua direzione. Capito quant'era orgoglioso e burbero il signorino?
Successivamente Conlon andò in Spagna per combattere Franco e i suoi sgherri... Tornato in patria si iscrisse al partito comunista. Ciò gli procurò non pochi grattacapi fra i quali, non ultimo, il ritiro del passaporto... A quel punto non trovò di meglio che scappare in Messico. Vi rimarrà fino alla morte. A Città del Messico Nancarrow tentò di far suonare le sue temibili partiture ma non trovò musicisti in grado di fronteggiarle. Così si dedicò all'unico strumento che non aveva bisogno di alcun suonatore. La pianola. Ovvero, per intenderci, il pianoforte che, nei film western, fa da colonna sonora alle scazzotate nei saloon e sul quale non c'è scritto "non sparate al pianista" perchè il pianista non c'è. Al suo posto: un rullo di carta forata... Mastro Nancarrow trasformò una stanza della sua casa messicana in laboratorio e lì, con sega e martello, modificò la meccanica dello strumento per ottenere il timbro desiderato. Poi si mise a produrre rulli. Questo intrattenimento lo occupò per giorni, mesi, anni... Eppoi dicono che il lavoro intellettuale non stanca... Risultato: cinquanta studi per pianola di cui in questo disco, l'Ensemble Modern esegue 11 riscritture per orchestra insieme a composizioni scritte successivamente...
La peculiarità dello stile nancarrowiano è il "poliritmo". Ovvero: ogni strumento segue un ritmo proprio, a volte in netto contrasto con quello degli altri strumenti. In qualche studio, le linee melodico-ritmiche diverse che si sovrappongono l'una sull'altra sono addirittura dodici. Il risultato è miracoloso. Una musica che lungi dall'essere confusionaria dà una sensazione di pura armonia. E con tutta questa profusione di suoni, Nancarrow coinvolge ed emoziona. In qualche caso fa addirittura sorridere. Soprattutto quando le sue costruzioni sono particolarmente intricate... Il dadaismo non gli era del tutto ignoto, anzi...
La prima traccia di questo disco è una sorta di manifesto programmatico. Trattasi dello studio N° 5. Inizia con una sequenza di accordi di pianoforte dal ritmo zoppicante e dall'effetto comico... Su queste fondamenta si poggia un clarinetto con una velocissima scala discendente e una ascendente. Poi si aggiunge un flauto con una frase simile suonata a canone. Poi è la volta dell'oboe... All'improvviso: un trionfo di trombe. Quindi lo xilofono, il contrabbasso e via sommando. Non uno di questi strumenti smette di suonare prima della fine della composizione. L'effetto è strambo assai... Ma quant'è bello lasciarvisi andare...
Con gli studi N° 2 e N° 3c veniamo a conoscenza dell'idea che Nancarrow aveva del jazz. Nel N° 2, clarinetti e flauti tracciano una melodia degna di un Gershwin dimentico della sua grandeur ma dotato di understatement. Nel frattempo un fagotto segna un tempo binario con ostinate ripetizioni di due note separate da un intervallo di quarta. Un po' come il ticchettìo di un vecchio orologio... Il N° 3c è più veloce e polifonico. Il N° 6 è mattiniero e luminoso. Il 14 notturno e silenzioso. Il 7, il 9 e il 12 con le loro trombe messicane immerse in atmosfere flamenche rovineranno le vostre sieste postprandiali. Se poi avete coraggio, disponetevi in coppie e provate a ballare il "Tango" di Nancarrow: Vi andrà bene all'inizio, quando sarà il solo clarinetto a condurre la danza. Ma poi, quando interverranno le marimbas e i violini pizzicati, non saprete che pesci pigliare... Infine, "Sarabande" e "Scherzo", concludono questo disco come l'avrebbe concluso J.S. Bach se fosse nato e vissuto nel xx secolo...
E con Bach, concludo anch'io...
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