La sensazione fastidiosa di essere l'ultimo a sapere le cose.
Il matrimonio di tua cugina, il coinquilino di merda che decide di lasciare la casa, l'ultimo pettegolezzo di gossip tra amici, potrei anche essere morto a mia insaputa ed essere comunque l'ultimo a saperlo, dopo la lapide si intende.

Facendo pochissimo zapping con il joypad catodico e mai on/off con la radio, la bacheca di Facebook è un ottimo termometro e cartina di tornasole allo stesso tempo per rendermi cosciente di cosa il mio contatto medio ascolti. E così tra una foto in b/n e hashtag vari, status contro fantomatiche persone false ed altre foto stra-ritoccate con tette in 4k in bella vista e citazione filosofica con contorno di big likes, finisce che mi ritrovo anche il link con l'ultimo singolo dei Thegiornalisti.

Sono sempre in ritardo per natura, ma curioso per vocazione nel comprendere e studiare sociologicamente la direzione del vento. Ma sono anche quello che crede poco alla provvidenza e tiene sempre pronto un ombrello tascabile nella tracolla quando capisce che in cielo non c'è molta aria di festa.

Un vento che soffia forte e che ha portato al crollo del muro ed il passaggio al pubblico borghese di gente come Calcutta, Thegiornalisti, Ex-Otago e Cosmo che probabilmente fino a 3-4 anni fa erano rilegati in una loro ossimorica nicchia-pop.

E arriviamo a Cosmo ovvero l'avventura solista di Marco Jacopo Bianchi dei torinesi Drink To Me, progetto electro-dreamy che conta all'attivo quattro dischi, ma che finora non ha ottenuto molti feedback almeno in Italia nonostante sia da citare almeno qui “S” disco del 2012.

Gli ascoltatori di Cosmo tendenzialmente possono essere ricondotti semplificando a due tipologie: quelli che lo seguivano già per i suoi trascorsi con la band madre e l'ascoltatore casuale che probabilmente sentendolo per la prima volta in radio ne esalta le gesta.

E' bene chiarire che l'uso della lingua inglese ed il connubio di ricerca elettronica ed atmosfere dream-pop marchio dei Drink To Me di “S” viene riposto nel cassetto a favore di ritmi sintetici più ortodossi e tradizione italiana cantautoriale. Tra le varie influenze dell'autore vengono citati Franco Battiato, Animal Collective e Grimes.

Quello che ne esce fuori è un disco in diversi frangenti ruffiano e la cui ricerca delle basi digitali in alcuni casi azzeccate (la title-track da mandare in loop) cozza con certe scorciatoie che lo avvicinano ai prodotti da radio in misura molto superiore di quanto accadeva con i Drink To Me (nonostante “Future Days” avrebbe fatto la fortuna di molte scalette radiofoniche). Processo di semplificazione e di italianizzazione si potrebbe chiosare che non convince.

In bilico tra slanci festaioli da club (la title-track) e rivisitazione della tradizione verde-bianco-rossa (“Un lunedì di festa”) il secondo disco solita di Cosmo suona probabilmente in linea con quello che adesso va per la maggiore, ma non riesce a destare l'interesse necessario tale da essere ricordato a lungo nei mesi a venire.

E comunque va bene seguire il vento, va bene volere bene a Babbo Natale, va bene fare il bagno a Capodanno, ma i risvoltini e i pantaloni fiorati anche no.



















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