Sul finire degli anni '80 e nei primissimi anni '90 la Svezia è stata la culla di un movimento death metal che si differenziava però in modo abbastanza netto da quello nato e sviluppato in Florida, tanto da assumere la definizione di "Melodic Death Metal" (o "Gothenburg Sound").

Sul finire del millennio e con l'avvento del nuovo però la musica è totalmente cambiata (in tutti i sensi) e le fredde lande svedesi sono state attraversate da un crescente e rinnovato interesse per le sonorità hard rock anni '80 e per il look eccentrico tipico della corrente glam/sleaze.

I primi ad affacciarsi sul mercato sono stati gli Hardcore Superstar, seguiti ed imitati poi da molti altri gruppi, tra cui i Crashdiet, i Vains of Jenna, gli Hell n' Diesel e i qui presenti Crazy Lixx.

Formatisi nel 2002 a Malmöe, la loro formazione era composta da: Danny "Dirtchild" Rexon alla voce, Vic Zino alle chitarre, Luke Rivano al basso e Joey Cirera alla batteria (sul sito ufficiale, la band ci tiene a precisare che nessuno di loro ha discendenze svedesi; in effetti...).

Forte di un sound fortemente debitore a gruppi come Bon Jovi, Mötley Crüe e Skid Row, la band inizia a farsi notare partecipando a numerosi concerti e festival in patria (facendo da opener anche per Gilby Clarke), arrivando a pubblicare il primo singolo "Heroes Are Forever" nel 2007.

Il singolo ottiene responsi entusiastici da parte di critica e pubblico, arrivando fino alle orecchie di Chris Laney che decide di produrre il loro disco d'esordio, "Loud Minority".

L'originalità della musica proposta in questo lavoro è praticamente pari a zero, ma la band si fa apprezzare per l'entusiasmo, l'energia e le capacità canore e strumentali dei singoli membri: il cd è infatti un concentrato di sonorità hard rock anni '80, fatte di riff semplici e graffianti, assoli melodici e soprattutto di ritornelli immediati e di facile presa sull'ascoltatore.

11 tracce, 45 minuti scarsi di durata per un ascolto piacevole e disimpegnato: ogni brano presente su "Loud Minority" potrebbe essere un potenziale singolo da classifica; oltre alla già citata "Heroes Are Forever", da segnalare "Want It" e "Do or Die", in cui la ricerca di ritornelli ad effetto dà i risultati migliori: è quasi impossibile non lasciarsi trascinare dai refrain di queste due piccole perle, che sembrano costruite apposta per la sede live. Il disco non presenta particolari punti deboli in nessuna delle tracce, passando dalla veloce e rabbiosa "Death Row", alla conclusiva, semi-acustica "The Gamble". In mezzo, l'immancabile ballata di turno, che qui risponde al nome di "Make Ends Meet"; notevole anche "Dr. Hollywood", forse il brano più ispirato dell'album.

Ogni brano è poi supportato dalle capacità dei musicisti, a partire dal frontman Danny, ottimo sia nei momenti più tirati ed aggressivi che in quelli più dolci e melodici; Vic alle chitarre compone riff ed assoli trascinanti; molto bene anche la sezione ritmica, con la batteria di Joey sempre precisa e con un Luke al basso protagonista di un paio di notevoli assoli nella traccia di apertura "Hell or High Water" e anche in "Boneyard", forse il brano più aggressivo del disco.

Anche visti dal vivo i Crazy Lixx hanno confermato in pieno tutte le loro ottime capacità (anche del nuovo chitarrista Andy Dawson, sostituto di Vic) e si candidano perciò come uno dei gruppi migliori del rinnovato movimento glam/sleaze; un movimento che non fa certo dell'originalità il proprio punto forte, ma che è stato capace di produrre fin qui molta buona musica.

Insomma, chi non ha mai sopportato le melodie e i ritornelli ruffiani non cambierà certo idea con questo "Loud Minority", così come chi ricerca l'evoluzione e l'innovazione farà meglio a rivolgersi altrove, ma gli amanti del sano e spensierato hard rock troveranno molto per cui essere soddisfatti.

Carico i commenti...  con calma