Il secondo disco dell'accoppiata Nash-Crosby è cupo, deciso, dai toni assolutamente meno suadenti. Non c'è più un manifesto generazionale da partorire perché i vent'anni sono finiti da un pezzo; non c'è più nessun motivo per essere gli incantevoli della Summer Of Love, per fare i fighi con le chitarre al falò, ed anzi i capelli di David cominciano già a cadere (in compenso il girovita non pare in espansione).
Il loro ritorno assieme è più intricato, meno trasognato, le trame si sono infittite, le marcette di Nash non sono più così allegre e romanticone, ma quando va bene semiserie. La psichedelica di Crosby c'è ancora, ma spesso è solo una variante per della musica di matrice confidential, su cui spesso Nash sguazza farcendo di pianoforte il tutto.
L'intrigante "Mama Lion", la lisergica "Bittersweet" nata da un loop di pianoforte, il rock nashiano di "Take The Money And Run", l'oscura e fintamente placida "Naked In The Rain", il jazz-rock velato di psichedelica, zeppo di accelerazioni e frenate, di "Low Down Payment": non ci sono spiagge, non ci sono onde, non ci sono tavole da surf, falò, feste, orge. Forse non ci sono più nemmeno sogni ed ideali. C'è introspezione, ci sono nervi tesi, sorrisi amari, c'è la presa di coscienza, c'è il dolore per la perdita (la madre di Crosby), c'è il sogno adolescenziale di un mondo migliore che t'accorgi sta andando disatteso.
C'è la ballata country di "Cowboy Of Dreams", condotta dal piano anziché dalle chitarre, c'è "Homeward Through The Haze", una ballatona soul e confidenziale che si dimostra ottimo terreno dentro cui piantare i semi di peyote di Crosby. C'è il Nash forse più incazzoso di sempre nel finale di "Field Worker", non che sia capace di metterci paura, ma non aveva mai suonato così pesante, lui che è stato sempre leggiadro e leggero.
Infine, c'è il folk lisergico che par essere divenuto canto medievale. Quindi il brano vira verso un prototipo di dream pop per infine ritornare tra i fidati sentieri della canzone crosbyana, aiutata nello straniarsi da inserti del solito zampillante piano di Nash: è la finale "To The Last Whale", medley tra "Critical Mass" e la titletrack, vertice assoluto di un disco che con l'easy listening non ha poi molto a che vedere. Non un capolavoro, ma un disco genuino ed azzeccato, che trasuda amarezza e delusione, sconforto e disdetta. Crosby e Nash, da veri nostri fratelli hippies, non fanno nulla per nascondersi, anzi ci aiutano nella comprensione.
The west was won, ragazzi, the west was won.
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3 mar 09