Nature Unveiled” (1984) rimane, a distanza di tempo, un incubo surreale e esoterico di una potenza mistica e satanica. David Tibet è sempre stato un personaggio dai molti interessi che si inserisce a pieno titolo nella galleria degli artisti eccentrici inglesi: all’epoca era ossessionato da Aleister Crowley e da “I canti di Maldoror” di Lautrémont, un’opera decadente e eccessiva prossima al Marchese De Sade. Successivamente si interesserà sempre di scrittori decadenti e del soprannaturale come Arthur Machen, Thomas Ligotti (con cui collaborerà) e Eric Count Stenbock. Ma l’estetica nera della sua vena gotica e orrorifica è già qui ben presente. Influenzato dai Throbbing Gristle, Tibet compie un’operazione di collage a suo modo geniale: unisce in maniera originale i canti gregoriani e il rumorismo di matrice industrial creando un’atmosfera potente, sulfurea e satanica che, ancora oggi, rimane qualcosa di ineguagliato.

Nature Unveiled” è composto da 2 suite: la prima è la devastante Ach Golgotha (Maldoror Is Dead), un’autentica sinfonia del terrore tetra e occulta: dal magma ribollente di loop di pianoforte e rumori emerge prepotente la voce incredibile di David Tibet, accostabile ai primi esperimenti di Diamanda Galas. Le parole ossessivamente recitate da Tibet “Maldoror Is Dead” sembrano realmente poter evocare lo spettro di Lautrémont. Si ha la vivida sensazione di penetrare in inaccessibili gironi infernali danteschi dove è possibile assistere a rituali di morte e perdizione officiati da oscuri Demoni. Tibet riesce con pochi mezzi a creare un’atmosfera apocalittica e parareligiosa da Giudizio Universale. Nessuno fino a quel momento si era spinto così in avanti.

La successiva “The Mystical Body Of Christ In Chorazaim (The Great In The Small)” inizia in modo più pacato con ambientazioni inquietanti che fanno pensare a un esorcismo condotto da un prete in crisi mistica in qualche monastero perduto in Asia. L’atmosfera rimane in ogni caso inquietante: i cori gregoriani stravolti si inseriscono alla perfezione nel contesto incubico facendo pensare a una sorta di religione capovolta. Il finale è dominato da loop di voci e rumori che poi si dissolvono in una sorta di vuoto cosmico.

Dopo “Nature Unveiled” giustamente si parlerà di esoteric-industrial per definire questa (anti)musica. Il disco diventerà da quel momento in avanti molto influente per tutta una serie di artisti: basti citare gli italiani Sigillum S, inizialmente devoti seguaci della Corrente, o i romani Ain Soph che, a loro modo, intrapresero un discorso simile all’inizio.

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