Immaginatevi una creatura randagia che vuole rimanere tale. Non desidera appigli e men che meno non reclama aiuto. Liberatasi dalle catene desidera semplicemente vagare selvaggia e senza padrone alcuno. Una libertà ringhiosa e solitaria. Veloci falcate fanno sì che la bestia si possa allontanare rapidamente dalla società comune. Nell'ipotesi in cui vi entrasse in contatto azzannerebbe con i suoi denti più affamati. Pronta a difendere i propri spazi e valori. Quest'essere non si lascerebbe mai circuire e imbrigliare entro canoni e paletti prefissati, ne sfuggirebbe sempre, calandosi nelle ombre e nutrendosi dei propri principi, instancabili e portati avanti con estrema fierezza. I suoi occhi filtrano un immaginario quantomai crudo e asettico. Si muovono impazziti, scrutando ed esaminando a fondo quei luoghi che corrompono l'animo e l'intelletto umano. Quello della creatura è uno sguardo cinico ed estremamente attento a non atrofizzarsi su luoghi comuni o inutili orpelli. Al contrario punta dritto al sodo, senza cercare compromessi e intromissioni. Ha un suo codice ed intende rispettarlo. Difficile che la sua evoluzione possa snaturare le sue salde origini che, anzi, ribollono nella mente come dei promemoria vitali. Questa bestia ha un nome, o meglio, aveva un nome: Cursed. E non è proprio "un nome" bensì Cursed agli amanti della scena punk DIY evoca uno status dai connotati monolitici. Il gruppo capitanato da Chris Colohan ha costruito una ferrea reputazione nell'arco di sette anni d'esistenza basata proprio su concetti che vi ho metaforicamente descritto qualche riga più su. Il canto del cigno dei canadesi avverrà con il terzo volume della loro epopea nichilista: "III: Architects of No Sleep." Statene certi i Cursed non avevano alcuna intenzione di andarsene senza lasciare un profondo solco nel tragitto da loro stessi tracciato.

Se esistesse una sinfonia all'inesorabile decadimento del mondo civilizzato potrei mettere la mano sul fuoco che i Cursed ne sarebbero uno degli esempi migliori, se non l'esempio migliore. I nostri sono delle frecce avvelenate scoccate con estrema precisione e pronte ad annientare qualunque cosa gli susciti una repulsione incendiaria. Gli idoli cadono e si ammirano le macerie che vengono sepolte sotto strati densi e viscosi di una melma che non è più solo hardcore punk. La radice è quella, indubbiamente, ma le contaminazioni s'impossessano delle composizioni che i Cursed vogliono proporre. La musica dei canadesi, molto sinteticamente, è uno statuario striscione di benvenuto nella desolazione più rovente. Si passa dai rallentamenti ritmici tremendamente sludge alla disperazione rilasciata sottoforma di un caos paranoico e disorientante. Colohan è una voragine che inghiottisce senza rimorsi e la band non fa altro che trascinare nell'abisso più profondo dove la paura può sorridere e trovare il suo cuore più nero possibile. Nei Cursed c'è un primordiale senso d'alienazione che emerge in modo accecante, oscurando qualsiasi bagliore si possa intravedere. Non esiste alcuna promessa a un qualcosa di migliore in "III: Architects of No Sleep", si alimenta solo una visione apocalittica a cui i canadesi si ribellano, così da non rimanerci intrappolati. L'esasperazione è l'unica costante che pulsa fra reminiscenze crust e increspature metalliche in cui il sound dei Cursed si dilata e accoglie dolorose melodie.

L'alveare composto da automi e gabbie dorate tanto care ad Huxley viene smantellato senza alcuna gloria e vittoria. I Cursed nella loro missione vivisezionano attraverso le proprie lenti la sfera religiosa piuttosto che quella politica, buttandosi a capofitto in mondi come quello del music business a cui i nostri, quasi ossimoricamente, non vogliono appartenere. I testi seguono lo scheletro di distopici racconti. Tutto viene lasciato a marcire, una putrefazione desiderata, dai tratti brutali, ma che ha caratterizzato fortemente il modo di porsi di questi ragazzi nella galassia DIY. Un gruppo che si scioglierà proprio perché quella scena DIY in Germania li tradirà, privandoli di tutti i soldi per il tour, del denaro racimolato, dei passaporti e di documentazione varia. Proprio quella comunità DIY nella quale i Cursed cercavano di galleggiare e in cui riponevano estrema fiducia. Una pugnalata alle spalle. Come avrà occasione di dire Colohan: "quello è stato il proiettile nella tempia". La bestia si piega e scompare per sempre. Nessun compromesso come dicevo in apertura. A noi resta la loro fredda presa di coscienza e un disincantamento sociale lasciato trasparire come pochi altri gruppi hanno fatto.

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