Era da diversi mesi che aspettavo uscisse questo sequel di un cult che ho divorato e ri-divorato nell'arco di molti anni. Sì, da quando ho saputo che il progetto sarebbe stato realizzato realmente, non ho provato diffidenza, scetticismo; non avevo i classici timori che "si rovinasse un cult" né m'interessava che "non ce ne fosse bisogno". Certo, non ce n'era bisogno. E chiaro, non è neppure che fossi lì scalpitando in attesa di una replica di eguale valore di un film per svariati motivi epocale (insieme a Pulp Fiction ha avuto probabilmente il più grande impatto sul cinema pop dagli anni '90) ed irripetibile.

Ma chiariamolo ora: pur nella sua manifesta non indispensabilità, aveva più senso (e sicuramente più interesse, almeno per me), questo sequel, sulla scia del sequel letterario firmato Welsh Porno, piuttosto che gli svariati sequel-prequel-reboot di film ben più datati di quello di Boyle che spopolano in questi anni.

E l'emozione, non si può negare, nel rivedere i personaggi che tanto ho sempre amato, e che mi hanno così cinematograficamente segnato, è difatti forte fin da subito, nel ritrovare Renton, Spud, Sick Boy e Begbie. Oggi cresciuti, invecchiati, ancora senza un posto nel mondo. Esaurita l'emozione, i dubbi però s'insinuano nella mia testa. Più prosegue, più il film mi convince meno, mi coinvolge poco, mi appaiono forzati gli auto-riferimenti, la replica, da parte di Boyle, dei parecchie inquadrature del primo capitolo. L'unico personaggio nuovo di rilievo - la ragazza-complice bulgara di Simon/Sick boy - manca di consistenza e interesse. L'aggiornamento del monologo sullo scegliere la vita rende male per come girato più che per il contenuto - ampiamente condivisibile. Però... però qualcosa c'è, si muove. I fallimenti personali, gli acciacchi fisici, le piccole e grandi disgrazie nelle vite di questi quattro debosciati, i ricordi, il tempo perduto. Il fatto è che la volontà, come può apparire in superficie, non è quella di creare un mero effetto nostalgia, quanto piuttosto riflettere sul sentimento stesso della nostalgia, sul vivere ancorati al passato. Sentimento in realtà comunissimo e che, in un senso più ampio, può riflettere le tendenze di oggi. Si ripensa a George Best, c'è chi rimpiange gli antichi fasti del Regno. A tal proposito risulta a suo modo memorabile la surreale scena tra Renton, Simon e dei nostalgici protestanti di Edimburgo.

Si rende omaggio a Tommy.

"Il mondo cambia, noi no" dice chiaramente Begbie. Ed infatti la natura degli individui non muta, i caratteri restano immutabili, mentre tutto il resto si muove inesorabilmente. Seppur abbondino le auto citazioni, seppur si ripercorrano le stesse strade e gli stessi luoghi, T2 ha una atmosfera completamente diversa rispetto a Trainspotting. Non poteva essere altrimenti. Non ha, non poteva aspirare ad avere né voleva avere le caratteristiche che hanno reso indimenticabile quel film. Il suo anticonformismo giovanile, la sua carica eversiva, il suo umorismo nero ed il suo essere sopra le righe. Gli stessi nickmane non hanno più significato. In T2 c'è una amarezza, anche quando non esplicita, inevitabile. Parla di amicizia in maniera anche toccante a tratti; T2 finisce infine, tramite i sorprendenti scritti di Spud, per celebrare la mitologia degli antieroi di Trainspotting, la propria mitologia. Oggi che la droga, se prima era un pretesto per parlare soprattutto d'altro, è ora un elemento sporadico e non decisivo.

Oggi un tradimento ben più costoso delle sedicimila (meno quattro) sterline che Mark s'intascò, pesa meno. E alla fine, nonostante la teoria della vita di Sick Boy sia ancora valida, c'è comunque qualcosa per andare avanti.

Piacevolissimo, pur nella sua estrema brevità, il nuovo cameo di Welsh nel ruolo di Mickey Forrester e peccato per le poche scene dedicate ad una Kelly Macdonald/diane matura e piena di fascino.

Boyle, dopo l'ottimo Steve Jobs dell'anno scorso, si conferma in un buon momento. Certo che non si tratta di un capolavoro né di un grandissimo film, ed i difetti restano (la stessa soundtrack, per quanto riguarda la scelta dei brani "nuovi" non mi ha fatto impazzire); ma comunque, per me, ne è valsa la pena di andare al cinema per ritrovare questi straordinari, disadattati tossici bastardi in questo sequel anomalo, con un tocco più noir del primo capitolo. Fosse anche solo per assistere all'incontro tra Mark e Begbie nel cesso, ed alla rincorsa di quest'ultimo con Relax in sottofondo.

Lust for Life.

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