...una lontana melodia sospesa, rime arcane ed un dedalo di sensazioni che solo il devoto silenzio della contemplazione può essere in grado di narrare. Un colore, un brivido, retaggio dei sensi... ed ecco che improvvisamente il concetto stesso di "descrizione" raggrinzisce e lentamente si sgretola. Perché di fronte ad "Assassine", secondo lavoro sulla lunga distanza per i nostrani Dark End, ci si accorge di quanto le parole possano talvolta essere inadatte a descrivere l'immenso ventaglio di colori proprio dell'emotività, rischiando di sminuire l'essenza stessa della Musica, pura e semplice.
Da dove cominciare quindi, per cercare di "trasmettere tramite il discorso", l'essenza di questo disco? Dall'umiltà e dall'ampiezza della mente, prerogative e mio avviso essenziali per introiettare la bellezza propria di ogni Opera d'Arte, godendone in ogni sua sfumatura.
Per prima cosa abbandoniamo le classificazioni, le etichette, le "comparazioni con il nuovo": questo perché le gravi sinfonie dei Dark End prendono forma e sgorgano da quella stessa fonte primigenia a cui hanno attinto Celtic Frost (in primis), Emperor, Limbonic Art e Arcturus, facendo dell'imponente uso di tastiere e di orchestrazioni uno strumento di ulteriore inspessimento del proprio spettro sonoro, lontano anni luce da quel concetto di "commercialità" che oggi viene continuamente (e spesso erroneamente) tirato in ballo qualora si voglia parlare di un certo di tipo di proposta musicale.
In secondo luogo, lasciamo alle fibre dell'Arte la libera possibilità di tessere le proprie trame. Nonostante la chirurgica ferocia dell'esecuzione e la sublime bellezza di molte melodie "Assassine" è un disco difficile, che sfrutta un generale lungo minutaggio dei brani per mettere in scena il proprio teatro e che quindi non ammette fretta, né l'onniscienza che porta a giudicare "tutto subito".
E' un tetro e rapido intro ambientale a scaraventarci tra le folli atmosfere di questo concept album (come suggerisce il titolo dell'opera dedicato ad alcune storiche figure femminili dedite all'omicidio - Leonarda Cianciulli, Jeanne Weber, Elga Gurroci, tra le altre), consegnandoci senza pietà alcuna tra le braccia di una Mater Terribils che non concede respiro con i suoi tempi tiratissimi, le sue divagazioni classic metal caratterizzate da un basso stupendamente maideniano e da un commovente epilogo in cui poche tristi note vengono eseguite ossessivamente con un andamento quasi doom, supportato però da una devastante sezione ritmica. Considero questa breve "anatomia musicale" emblematica nel descrivere una delle principali caratteristiche della band, ovvero la capacità di unire tra loro innumerevoli sfumature differenti facendole convivere in modo funzionale e fresco a favore dell'intera proposta musicale, sempre molto suggestiva e sentita: si passa così da assoli dal retrogusto quasi progressive ad imponenti sezioni d'orchestra dal forte respiro barocco, dalla furia malinconica e rabbiosa del black metal alla tragicità esoterica di un certo tipo di metal occulto anni '80 (a tal proposito, il riff portante di A Bizarre Alchemical Practice profuma splendidamente di zolfo, Angel Witch e Mercyful Fate), mantenendo per l'intera durata del lavoro (oltre i 60 minuti) un'invidiabile tensione narrativa ed un atmosfera che oscilla continuamente fra il drammatico e il solenne.
Prima di tornare a quel silenzio concettuale a cui accennavo all'inizio, lasciando che la Musica stessa possa a continuare a narrarvi di queste sensazioni alle quali io vi ho solamente introdotto, mi è impossibile non citare l'incredibile Two Faced Beast, caratterizzata da un cantato a tratti salmoidale ed ossianico letteralmente da brividi (il vocalist Animae, si rende protagonista di una prestazione impeccabile e fortemente varia e teatrale in ogni sua singola apparizione comunque, impersonando alla perfezione i panni di vittima e carnefice utilizzando diversi idiomi: inglese, italiano, latino, francese) e la conclusiva suite Perinde Ac Cadaver, culla di innumerevoli cambi di tempo ed umore, quasi sacrale nell'avvicinarsi con classe a un certo tipo di religious black metal.
All'ombra del mio capezzale ecco ricomparire una lontana melodia sospesa, rime arcane ed un dedalo di sensazioni che solo il devoto silenzio della contemplazione può essere in grado di narrare. Eppure, se le mie umili parole avranno saputo trasmettervi in minima parte le vibrazioni che tutto questo è in grado di generare o anche solo ad instillare in voi il germe della curiosità, allora quel silenzio non sarà stato infranto invano.
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