Finora la Dark Polo Gang mi aveva sempre fatto stare bene. L'altro giorno invece mi ha fatto stare male, precisamente nel momento in cui ho premuto 'play' sul loro nuovo album (il primo dopo la dipartita di Side) e quella porcheria immonda di 'Cambiare adesso' ha iniziato ad uscire dalle casse del mio pc. "Cosa sono questo autotune, questo testo filo-emo dalle rime tutte precise, questi accordi in minore per far leva su una ruffianissisma e falsa malinconia?", ho subito pensato. Sta di fatto che ho iniziato a vomitare forte, ma forte forte, un po' per disperazione ma soprattutto per reale disgusto, lo stesso che provi quando il tuo amico che credevi puro nel cuore va a leccare il culo del primo viscido imprenditore che gli capita attiro ("eddai fra, è giunta l'ora di sistemarsi, non me ne volere").

Con una forza di volontà immensa, della quale tuttora non mi capacito, ho però voluto andare avanti nell'ascolto, nella speranza che la vecchia DPG, kitsch e totalmente sconnessa, riemergesse da questa sua versione tutta patinata, laccata e [aggiungi un aggettivo che vuoi, basta che sia dispregiativo]; questa versione su misura dell'italiota medio insomma, quello che legge Rolling Stone, la domenica guarda la partita, ha la figlia che fa danza e il figlio che ogni giorno dice "papà da grande farò il calciatore". Ma niente, proprio niente. Anche i pezzi più up (almeno nelle intenzioni), mi facevano andare in un down drammatico, e l'unica cosa che mi faceva sentire vivo erano i crampi allo stomaco. Un inferno vero e proprio, le scariche di vomito sono diventate più frequenti e violente, tanto che ho rischiato di lasciarci le penne per disidratazione.

Poi sono andato in cucina a bere un po' di succo di zenzero, e mi sono sentito decisamente meglio. Se hai capito il perché sei nel posto giusto, altrimenti non penso che tu abbia capito un cazzo del senso di questa recensione, e infatti non so nemmeno perché tu sia arrivato a leggerla fin qui, boh.

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